Spacciavano anche durante il lockdown, “6mila euro a settimana”: “Possibile interesse gruppi mafiosi”

 
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Il procuratore Lucia Musti e il dirigente di polizia Felice Puzzo

Gela. Dieci misure di custodia cautelare in carcere e una ai domiciliari sono state eseguite nella notte dagli agenti di polizia del commissariato, supportati da quelli della mobile di Caltanissetta e dall’unità cinofila. Tutti i coinvolti sono accusati di un vasto giro di droga. Le centrali dello spaccio erano due: una nella zona del Bastione e l’altra tra le vie Tucidide e Perugia. Da quello che emerge le menti del presunto traffico erano già sotto misura per altre vicende sempre di droga e comunque avevano precedenti penali anche legati a fatti di criminalità organizzata. “In città si registra un preoccupante fenomeno di spaccio e consumo di sostanze stupefacenti”, ha detto il procuratore Musti. Secondo il magistrato, “non si può escludere che dietro ad un traffico di questo tipo ci posa essere un discorso di criminalità organizzata e mafiosa”. Sulla base dell’inchiesta, ribattezzata “Smart Working”, il giro di affari settimanale poteva arrivare fino a 6000 euro. Gli agenti di polizia hanno monitorato le centrali di spaccio e chi le gestiva, per diverso tempo, come ha precisato il dirigente Puzzo. L’attività veniva svolta dagli indagati anche durante le restrizioni del lockdown.

Pare inoltre che un ruolo attivo lo avessero alcune donne dei nuclei familiari coinvolti. Nel corso dei controlli un cliente, giunto da Niscemi, fermato dalle forze dell’ordine ha ingerito cocaina, andando in coma. Era soprattutto cocaina quella che veniva ceduta. L’attività di indagine è comunque in corso.

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