Sparò contro l’abitazione dei familiari dell’ex, “agì per uccidere”: chiesti tredici anni per Canotto

 
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Gela. Gli spari esplosi verso un’abitazione di contrada Zai, due anni fa, erano per uccidere. Il pm Dina Aletta lo ha confermato nel corso della requisitoria, chiedendo la condanna a tredici anni e quattro mesi di detenzione per il giovane Kevin Canotto. Attualmente detenuto, è accusato di tentato omicidio e di porto di un’arma da fuoco, di lesioni, del ferimento di due cani e di stalking. Avrebbe agito nel tentativo di riprendere i rapporti con l’ex fidanzata che intanto aveva deciso di interrompere la loro relazione. Secondo gli inquirenti, sarebbe stata una reazione contro la famiglia della giovane, che non intendeva affatto consentire un eventuale riavvicinamento. La ragazza non aveva intenzione di ritornare sui propri passi. In base alle accuse, sparando con una pistola calibro 7,65 cercò di colpire un’altra giovane, parente dell’ex fidanzata e che viveva in un’abitazione adiacente. Il pm ha descritto una dinamica dei fatti considerata molto grave. L’arma non fu mai ritrovata. La procura ha riferito di accadimenti che precedettero gli spari, compresa l’aggressione subita dal padre della ragazza. La richiesta di condanna è stata avallata dai legali di parte civile. Gli avvocati Giuseppe Cascino e Maria Cascino assistono l’ex fidanzata e i familiari. I legali Giusy Cauchi, Roberta Pagano e Giovanna Li Causi, invece, sono nel procedimento nell’interesse del Partito animalista italiano e dell’Associazione nazionale per la tutela degli animali. La difesa, rappresentata dall’avvocato Davide Limoncello, ha insistito sulla mancanza di elementi certi per ritenere sussistente la fattispecie del tentato omicidio.

Ha spiegato che Canotto, nel corso della relazione con l’ex fidanzata e anche successivamente, tenne condotte non consone. “Ma non ha mai usato violenza nei suoi confronti”, ha precisato. Secondo la linea difensiva, l’imputato si sarebbe recato in contrada Zai non per uccidere ma “per intimidire” uno dei familiari dell’ex che lo avrebbe picchiato. Sarebbe stata una ritorsione. A più riprese, nelle conclusioni, il legale ha continuato ad esporre le ragioni di una possibile riqualificazione dei fatti, appunto respingendo il tentato omicidio e sottolineando che le testimonianze rese non hanno dato un quadro coerente alla dinamica dell’accaduto. La decisione del collegio penale del tribunale verrà emessa al termine della prossima udienza.

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