“Strozzarono” il titolare dell’ex ristorante Delfino, c’è la prescrizione per sei: accusati d’estorsione

 
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Gela. Alla fine, fu costretto a lasciare la città perché stretto nella morsa dei ragazzi dei clan, sempre pronti a chiedergli il pizzo o, addirittura, pranzi e cene gratis.

Le estorsioni all’ex ristorante Delfino. Per i fatti dell’ex ristorante Delfino, arriva la prescrizione. Il “non doversi procedere” è stato pronunciato in aula dal giudice Paolo Fiore, affiancato dalle colleghe Silvia Passanisi e Ersilia Guzzetta. Così, ad evitare la condanna sono stati Salvatore Collura, Massimo Gerbino, Emanuele Lauretta, Benito Peritore, Felice Turco e Salvatore Valenti. I magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta li ritenevano affiliati ai clan che avrebbero preso di mira Domenico Sabato, ex gestore del ristorante Delfino. La prescrizione, però, ha costretto il giudice Fiore ha disporre il “non doversi procedere”, accogliendo la richiesta già formulata dal pubblico ministero Luigi Leghissa. I difensori degli imputati hanno fatto leva anche su altri elementi istruttori. Gli avvocati Flavio Sinatra, Boris Pastorello, Lara Amata e Annarita Lorefice non hanno mancato di riferirsi al fatto che la vittima delle richieste di messa a posto non abbia mai deposto in aula nel procedimento tenutosi davanti al collegio del tribunale e, quindi, che le sue dichiarazioni sarebbero soltanto state acquisite dagli inquirenti, successivamente richiamate da alcuni collaboratori di gustizia, compreso l’ex reggente di cosa nostra Rosario Trubia. La vittima accusò il gruppo d’estorsori durante altri tronconi dello stesso procedimento. L’avvocato Francesco Enia, invece, ha messo in luce come Salvatore Valenti, suo assistito, non sia mai stato citato da nessuno dei collaboratori di giustizia né abbia mai ricevuto provvedimenti giudiziari legati alla presunta appartenenza ai clan. Il difensore Maurizio Scicolone, nell’interesse di Benito Peritore, invece, ha messo in discussione proprio il coinvolgimento dell’imputato nei fatti. La prescrizione, però, ha fatto scattare la pronuncia del collegio.

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