Tre dita tranciate, l’incidente ad un operaio a Brucazzi: in aula gli ispettori

 
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Gela. Perse tre dita di una mano, tranciate da un pistone di un macchinario utilizzato nel ciclo produttivo delle cassette di plastica. Un operaio, nell’estate di cinque anni fa, fu vittima del grave incidente, mentre lavorava nello stabilimento di un’azienda in contrada Brucazzi. A rispondere di quei fatti, oltre alla stessa azienda, ci sono la titolare e i due responsabili della sicurezza. Molto ruota intorno al fatto che il pistone non fosse chiuso da una paratia, invece prevista. Nel tentativo di aprire un rubinetto, per migliorare la qualità della produzione, il dipendente appoggiò una mano proprio a ridosso del pistone, che causò le gravi ferite. In aula, davanti al giudice Ersilia Guzzetta, hanno testimoniato i due ispettori dell’Asp che effettuarono i sopralluoghi dopo l’accaduto. Entrambi hanno confermato la mancanza, nel sistema, della paratia.

Gli ispettori in aula. Per i pm della procura, gli imputati avrebbero violato la normativa in materia di sicurezza, oltre ad aver causato le lesioni. Una linea sostenuta anche dal legale dell’operaio ferito, l’avvocato Riccardo Balsamo, costituito parte civile. I legali di difesa, gli avvocati Fabrizio Ferrara e Lorenzo Infantino, invece, ritengono che ad infrangere i protocolli di sicurezza sia stato proprio il lavoratore, che avrebbe manovrato manualmente il macchinario, pur sapendo che non era permesso. Il sistema, inoltre, sarebbe stato in regola ed efficiente e il dipendente avrebbe ricevuto la necessaria formazione. Altri testimoni verranno sentiti alla prossima udienza.

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