Uccise il cugino per provare la fedeltà al clan, la famiglia della vittima vuol essere risarcita

 
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Gela. Era la guerra di mafia e uccise il cugino per provare la sua fedeltà al clan.


L’omicidio del cugino. Ad oltre trent’anni da quei fatti, la famiglia della vittima chiede che venga riconosciuta la responsabilità, anche civile, del killer che non si fece scrupoli neanche davanti allo strettissimo legame di parentela. Così, l’omicida, già condannato all’ergastolo, è stato citato in giudizio. La famiglia della vittima ha scelto di prendere l’iniziativa e il legale di fiducia, l’avvocato Giuseppe Cascino, chiederà che venga riconosciuto il risarcimento economico per quanto accaduto. Oltre al killer, è stato chiamato in causa il fondo per le vittime di mafia.

Gli atti sono già stati depositati e in aula si andrà nei primi mesi del nuovo anno. Dopo quell’omicidio, costato la vita al giovane G.T., che era appena tornato in città al termine del servizio militare, partirono le indagini che chiusero il cerchio intorno al cugino di primo grado. Stesso nome e stesso cognome della vittima. L’omicida, addirittura, partecipò ai funerali, quasi nel tentativo di non dare troppo nell’occhio. Dopo qualche tempo, però, i fatti iniziarono ad emergere e l’identità del killer venne svelata. Era la guerra di mafia e si sparava senza guardare in faccia nessuno.  

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