“Acquistai la pistola da un romeno che spacciava”, Canotto: “Ho sparato ma non volevo uccidere”

 
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Gela. Le richieste e le conclusioni delle parti verranno formalizzate il prossimo marzo. Questa mattina, in aula, è stato sentito il ventenne Kevin Canotto, accusato del tentato omicidio di contrada Zai. Fece fuoco contro l’abitazione dei familiari dell’ex fidanzata, per la procura rischiando di colpire la cugina della giovane. Ferì i due cani che erano nell’area esterna all’immobile. “La pistola l’ho comprata da un romeno, spacciava alla stazione ferroviaria – ha detto il giovane in videocollegamento dal carcere – ho pagato circa trecento euro. Era una 7,65”. Ha ribadito di aver sbagliato e di essere pentito rispetto a quanto accaduto lo scorso anno. Venne arrestato dai carabinieri. Si presentò lui stesso. “Ho sparato un colpo verso il muro per farli impaurire – ha continuato – non volevo uccidere. Se avessi avuto quell’intenzione avrei potuto farlo. Ho sparato contro i cani perché erano aggressivi e il cancello era aperto. Avevo almeno altri dieci colpi. I proiettili poi li ho buttati via. La pistola l’ho persa mentre fuggivo”. L’imputato, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Eva Nicastro e Martina Scuderoni), ha riferito inoltre che la pistola l’avrebbe acquistata per difendersi dalla famiglia dell’ex fidanzata, che intanto cercò di riconquistare. “Ero stato aggredito – ha detto – avevo ferite al volto”. Ha invece negato di aver in precedenza collocato un proiettile sul tettuccio della vettura della famiglia della giovane. L’aggressione al padre, invece, l’ha giustificata spiegando di essere stato a sua volta colpito. Si scagliò inoltre contro il fidanzato di un’altra familiare della ex. “L’ho fatto perché mi offendeva, dicendomi infame – ha continuato – mi rinfacciava la collaborazione con la giustizia di mio fratello”. L’imputato è fratello di Giovanni Canotto, che da tempo è collaboratore di giustizia. Non ha saputo fornire indicazioni sull’identità di chi gli avrebbe venduto la pistola. “Non ricordo il nome”, ha continuato. “Ho sparato contro il muro della casa ma c’era molto spazio dalla ragazza – ha voluto precisare – se so sparare? Avevo sparato alle giostre. E’ la stessa cosa”. Ha risposto alle domande del pm Luigi Lo Valvo, del legale Davide Limoncello che lo difende, e degli avvocati di parte civile Giuseppe Cascino e Giusy Cauchi.

Nella sua ricostruzione non ha fatto richiamo all’essersi gettato in un canale di scolo per evitare la reazione di un altro familiare dell’ex fidanzata che si sarebbe scagliato contro di lui per impedire che potesse sparare ancora. “Non è vero – ha ricostruito – sono scappato in sella allo scooter. Mi inseguiva a bordo di un’auto ma poi non l’ho più visto”. L’accusa ha richiamato le dichiarazioni rese dall’imputato dopo l’arresto. Indicò di aver avuto la disponibilità della pistola già da molti anni. “Lo dissi tanto per”, ha chiosato Canotto. Sono parti civili inoltre i legali Roberta Pagano e Giovanna Li Causi, nell’interesse del Partito animalista italiano e dell’Associazione nazionale per la tutela degli animali. Nel corso dell’udienza è stato sentito uno dei carabinieri che si occupò degli accertamenti.

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