Appello quaranta, Vagginelli: “Nel Pd basta polemiche”, in città numeri alti per primarie

 
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Il vicesegretario Carlo Vagginelli

Gela. Il segretario provinciale dem Peppe Di Cristina, impegnato in questi giorni nell’organizzazione delle primarie progressiste, ha preferito non intervenire direttamente, dopo l’appello dei “quaranta”, che hanno chiesto di rivedere i parametri di scelta delle liste per le regionali, mettendo in discussione anche la candidatura dell’europarlamentare Caterina Chinnici. Il vicesegretario provinciale Carlo Vagginelli, però, invita tutti ad evitare “polemiche pretestuose e dibattiti non costruttivi”. “Di fronte alla gravissima situazione del paese ed alle difficilissime sfide cui il Partito Democratico è chiamato non è più il tempo di giochi politicisti, di polemiche autolesioniste e di divisioni strumentali. Lo dico rivolgendomi pubblicamente alle compagne ed ai compagni che hanno diffuso un documento in cui dichiarano di non voler partecipare alle primarie del prossimo 23 luglio. Lo dico perché ritengo che ora sia necessario buttarsi nel fuoco della lotta politica, invitando i nostri militanti ed i nostri simpatizzanti alla partecipazione e non al disimpegno. Al netto delle verifiche che si renderanno necessarie – spiega – l’idea di costruire l’alternativa di governo a Musumeci mediante la partecipazione di migliaia di persone non può essere derubricata ad un fatto di poco conto, di fronte al quale voltare le spalle dall’altra parte.  Al contrario, bisogna riprendere in mano la bandiera della partecipazione. Occorre tornare a guardare le nostre concittadine ed i nostri concittadini all’altezza degli occhi, proponendo loro poche parole chiare: lavoro, diritti, ambiente, legalità, Europa”. Il documento che ha messo in forte discussione le scelte del partito è stato diffuso negli scorsi giorni da un gruppo di esponenti, soprattutto della zona nord della provincia e del Vallone. La base del partito sembra però non cambiare rotta, come conferma il vicesegretario.

“Dovremo proporci agli elettori come il partito che ha gestito la crisi sanitaria più grave degli ultimi cento anni mettendo al centro la tutela della salute ed il sostegno economico a lavoratori ed imprese. Dovremo proporci agli elettori come il partito che ha contribuito alla svolta sociale dell’Unione europea, ottenendo le risorse del piano Next generation Eu. Dovremo proporci agli elettori come il partito che ha sostenuto il governo Draghi nella costruzione del Pnrr e che si è battuto per sostenere l’occupazione giovanile, lo sviluppo del Mezzogiorno, la riconversione ecologica dell’economia. Dovremo proporci agli elettori – aggiunge Vagginelli – come il partito che ha combattuto il governo Musumeci, la sua gestione clientelare della sanità pubblica, la sua inadeguatezza e la sua spregiudicatezza nella gestione del potere. Dovremo proporci agli elettori come il partito che si batte per il salario minimo, per la riduzione della selva di contratti precari, per la parità salariale tra uomini e donne, per la difesa del diritto allo studio, per il sostegno all’innovazione tecnologica ed alle imprese che creano occasioni di lavoro dignitoso. Dovremo proporci agli elettori come il partito dei diritti. Del diritto al lavoro, del diritto alla salute, del diritto all’istruzione, del diritto ad un sistema di trasporti decente, del diritto ad un ambiente salubre, del diritto di un bambino nato e cresciuto in Italia ad essere riconosciuto come cittadino italiano, del diritto ad amare chiunque senza violenze o discriminazioni”. Un appello all’unità e domani si vota per le primarie progressiste, anche se con la caduta del governo Draghi il fronte appare tutt’altro che compatto. Le registrazioni per votare, in città, hanno fatto segnare numeri che vengono indicati come “oltre ogni aspettativa”. Sono più di 1.860, in base alle rilevazioni parziali. I dem dovranno a breve sciogliere la riserva sul terzo nome del candidato all’Ars, che si aggiungerà a quelli di Di Cristina e Marco Andaloro.

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