Aumenti Imu e Irpef, civici: “Con l’emendamento bocciato il consiglio condanna la povertà”

 
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Dirigenti di "Una Buona Idea" e "Civico lab"

Gela. Questa sera, l’aula consiliare è chiamata ancora una volta a valutare l’aumento di Imu e Irpef, imposto dal dissesto. Ieri sera, è mancato il numero legale dopo un lungo e concitato dibattito. È stato però bocciato l’emendamento sulla progressività presentato dai civici di “Una Buona Idea”. Il parere non favorevole dei revisori ha indirizzato verso il no soprattutto il centrodestra. I civici parlano di una stroncatura che danneggerà solo i più deboli, quelli con redditi bassi, quando non vicini alla soglia di assoluta difficoltà. “Non si può ritenere la povertà una colpa da far pagare proprio ai più deboli economicamente. È inammissibile ritenere una categoria da tutelare solo quando si tratta di partorire slogan da politichese e non invece una categoria da favorire quando il tema sono le tasse. Ieri era il momento di favorire le fasce economicamente deboli, l’emendamento dei nostri consiglieri Sincero e Faraci, aveva come unico fine quello di garantire il principio della progressività delle aliquote in ragione delle fasce di reddito, oltre a far decorrere il tutto nell’anno 2024 e non dal 2023. Un emendamento che in realtà era ed è un dovere morale trasformatosi, da parte nostra, in richiesta specifica. La risposta è stata no – dicono i riferimenti di “Una Buona Idea” e “Civico lab” – e la cosa più assurda è che non c’è nemmeno una controproposta. Non riteniamo sia stato bocciato l’emendamento di “Una Buona Idea”, in quanto tale, riteniamo, ed è grave, che sia stata bocciata la povertà. Il sonoro no, arrivato dai banchi del consiglio comunale, miracolosamente uniti, non è stato rivolto a noi ma a quella signora che a stento già riusciva a pagare le imposte comunali con le precedenti aliquote e che oggi, di certo, non riuscirà a pagare quella aggravata dall’aumento  o a quell’altro signore anziano che a stento riesce a riempire la credenza del cibo o alla coppia di giovani che non lavorano e si sostentano con qualche lavoretto saltuario”.

Secondo i civici, la “politica non ha agito da politica”. “La politica locale, ieri, ha detto no e si è girata dall’altra parte sostanzialmente legittimando una disuguaglianza sociale e ritenendo cosa buona e giusta che chi non ha reddito o ha un reddito basso paghi tanto quanto chi ha  un reddito alto. Sarebbe stato doveroso invece schierarsi a favore del principio della progressività. La politica in quel caso avrebbe fatto una scelta di campo, quella giusta. All’atto dell’insediamento, dal punto di vista tecnico ma non politico, i commissari avrebbero ritenuto come operare, avendo in mano dati certi sui potenziali incassi derivati dagli aumenti. È questa la differenza tra tecnici e politici, la politica è chiamata a fare gli interessi dei cittadini soprattutto quelli più deboli. Ieri sera, invece, ha messo il vestito buono del professionista che taglia le teste di tutti. Chi è deputato a dare risposte, inoltre, nonostante le nostre richieste di ieri e di questi ultimi giorni,  non ci ha mai informato di quanto aumenterebbe il gettito di entrata se per tutti, indistintamente, si aumentassero le aliquote. Qual è quindi il vantaggio finanziario per l’ente se si decide di trattare allo stesso modo chi può e chi non può? A questa domanda, dal punto di vista tecnico, nessuno ha dato risposta. L’indifferenza di ieri da parte di tutti  non ci fermerà e questa sera proporremo un altro emendamento, se vorranno bocciarlo ancora sarà una loro scelta come è nostra la scelta di ritenere inammissibile quanto accaduto ieri e di ritenere disdicevole che il tema delle fasce deboli sia solo un tema acchiappa consenso. Ci auguriamo che questa sera lo scenario cambi e la politica torni sui propri passi, soprattutto quei rappresentanti politici che per ragioni professionali, in qualità di medici, esperti del terzo settore, insegnanti e professionisti, giornalmente toccano con mano la difficoltà della gente”, ribadiscono i civici.

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