Bite chiuso dopo la rissa, parla D’Agati: “Città sott’assedio, che colpe abbiamo noi?”

 
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Gela. Le luci sono soffuse, la macchina del caffè spenta, i 20 dipendenti seduti attorno al titolare del Bite, Alessandro D’Agati. Il provvedimento del questore, che ha chiuso il locale per 20 giorni, ha sorpreso tutti. Alessandro D’Agati ha lavorato tanti anni all’estero. Il suo pallino era quello di aprire un locale nella sua città. Oggi il marchio Bite in meno di 6 mesi è diventato un riferimento sia per le famiglie che per i giovani. I giovani appunto. In mezzo a loro ci sono anche i soliti balordi che hanno già provocato risse, caos e terrore in altri locali. La storia si ripete. Succede in via Rossini, in piazza Salandra, nelle discoteche, al Lungomare. Nei posti della movida più frequentati.

La polizia ha fatto una relazione dettagliata. “Ci sono rischi di ordine pubblico per la cittadinanza” è scritto. Ed il questore ha emesso il provvedimento. Alessandro D’Agati lunedì chiederà di incontrare proprio il questore. Poi racconta quello che è accaduto.

In sei mesi si sono verificate due risse – racconta – sempre all’esterno del locale. L’ultima è iniziata dentro ma dopo 11 secondi erano già fuori. Ho collaborato con la polizia. Hanno visto le immagini, identificato gli autori. Nel mio locale ci sono 16 telecamere. Ho un contratto con “La Sicurezza”, pago anche due steward ma non è che posso chiedere il casellario giudizario ad ogni cliente…”.

Stanotte un nuovo controllo della polizia. Oggi il provvedimento.

“Non credo che noi abbiamo colpe. Collaboriamo con le forze dell’ordine e facciamo il massimo. Il nostro è anche un ristorante-pizzeria, non solo lounge bar. Ci lavorano 20 persone, tutte qualificate e regolarmente assunte. Il  centro storico non può essere sotto assedio da figure note alle forze dell’ordine che in ogni modo destabilizzino la sicurezza del cittadino e delle attività imprenditoriali. Ben vengano i controlli ma cosi penalizzano solo noi”.

Cosa chiederà al questore?

“Di rivedere il provvedimento. Se mi chiede di chiudere il locale alle 23,30-mezzanotte sono disposto a farlo. Abbiamo prenotazione di comunioni, cresime, ricorrenze varie di famiglie che nulla c’entrano con il lounge bar. Non so cosa dire a questi 20 ragazzi che aspettano una risposta. Credo che sia un problema più generale, non solo mio. Ritengo che il sindaco, le associazioni datoriali, anche la stampa e le forze dell’ordine debbano remare dalla stessa parte”.  

Sui social sono arrivati decine e decine di commenti. Appare paradossale che i due autori della rissa siano liberi (condannati a due mesi con pena sospesa) ed altri tre giovani denunciati a piede libero ed il locale chiuso. Le forze dell’ordine applicano la legge e sono chiamate a dare risposte agli appelli lanciati da sindaco e cittadini. 

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