Cadde dal tetto di un capannone, un’indagine sulla morte di Fecondo: verifiche dell’ispettorato del lavoro

 
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Immagini di repertorio

Gela. I magistrati della procura hanno aperto un fascicolo d’indagine dopo la morte dell’operaio sessantaquattrenne Giuseppe Fecondo. Aperto un fascicolo d’indagine. L’uomo, già in pensione dopo venticinque anni di servizio per conto dell’azienda metalmeccanica Smim, un mese fa precipitò dal tetto della Ecoplast, nella quarta strada dell’ex Area di sviluppo industriale di contrada Brucazzi. Era arrivato per effettuare un sopralluogo destinato all’installazione di una serie di pannelli fotovoltaici: attività svolta per conto della Cimet. Le fratture e le ferite riportate non gli avrebbero dato scampo. Morì in sala operatoria all’ospedale Vittorio Emanuele. Il fascicolo è stato aperto, almeno inizialmente, contro ignoti. Allo stesso tempo, è stato disposto un ulteriore accertamento affidato agli operatori dell’ispettorato del lavoro. Si tratta di verifiche utili ad acquisire elementi che potrebbero essere utilizzati nel corso delle indagini. Dopo l’incidente, sul posto arrivano i carabinieri per i primi rilievi. La famiglia, rappresentata dall’avvocato Rosario Giordano, sta seguendo l’intera vicenda nell’attesa di avviare passi ufficiali, sia sul fronte penale che su quello civile. In base ad una prima ricostruzione del tragico incidente, sarebbe stata la copertura del capannone sul quale effettuava il sopralluogo lo stesso Fecondo a non reggere, causando la caduta nel vuoto. L’operaio sarebbe precipitato da un’altezza di circa dieci metri, finendo il suo volo sul selciato. Sul cadavere non venne effettuata l’autopsia, vista la presenza, comunque, di una serie di cartelle cliniche redatte dai medici dell’ospedale Vittorio Emanuele che ebbero la possibilità di prestare le prime cure all’operaio.

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