Cade l’accusa di bancarotta preferenziale, in appello rivista pena ad un imprenditore

 
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Gela. Due anni e nove mesi di reclusione ma l’assoluzione dal reato di bancarotta preferenziale. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno in parte rivisto la decisione del collegio penale del tribunale di Gela, che lo scorso anno condannò un imprenditore metalmeccanico locale, con cantieri anche fuori dalla Sicilia. In primo grado, tre anni di detenzione. La difesa, sostenuta dal legale Joseph Donegani, ha prodotto documentazione, dimostrando che i pagamenti fatti dall’azienda, al centro delle verifiche, sarebbero da legare ad un decreto ingiuntivo e ad un obbligo imposto dal giudice dell’esecuzione. Nessuna distrazione dei fondi, quindi. Sono state confermate invece altre due ipotesi di bancarotta. Un anno e nove mesi, invece, quella imposta al presunto prestanome, al quale risultava intestata l’azienda ma che secondo gli inquirenti sarebbe stato un mero dipendente.

Per le contestazioni confermate in appello la difesa si rivolgerà alla Corte di Cassazione.

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