Cento protesi ai mutilati di guerra, l’esperienza di un gelese a Bengasi

 
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Gela. In due settimane ha ridato il sorriso a cento libici martoriati dalla guerra. Sono uomini, donne, bambini, che oggi possono camminare grazie alle protesi in fibre di carbonio realizzate ed assemblate da una delegazione di giovanissimi ortopedici gelesi, coordinati da Emanuele Aliotta.

Ventisei anni, il professionista gelese ha dimostrato come oggi ci sia ancora spazio per costruirsi un futuro partendo da competenze e passione. Per conto dell’Ambasciata italiana a Tripoli, in Libia, ha assemblato oltre 100 protesi di arto inferiore con piedi in fibra di carbonio.

A novembre Emanuele Aliotta ed altri tecnici (Rocco Di Vara, Fabio Brancati e Danilo Giaquinta) si sono trasferiti a Bengasi, dove è stata allestita una officina ortopedica.

Le protesi sono stati montati su pazienti selezionati dal governo Libico. Sono soprattutto giovani, che hanno subito gravi mutilazioni agli arti inferiori per via di mine antiuomo e bombe. Oltre che professionalmente, è stata una esperienza umana incredibile. “Abbiamo conosciuto – racconta Emanuele Aliotta – persone che hanno perso genitori, figli, parenti ma che hanno una gran voglia di vivere. Non hanno vergona a mostrare i loro handicap e quelli che possono lavorano anche in condizioni difficili. Non stanno chiusi in casa con i loro lutti, ma reagiscono alle disavventure della vita di cui non hanno colpe. Questa è una lezione che ci è servita anche dal punto di vista personale, non solo professionale”.

Il progetto è stato realizzato in collaborazione con la cooperazione italiana allo sviluppo del ministero degli Affari esteri e l’ambasciata in Libia.

La Roadrunnerfoot Engineering ha vinto la gara d’appalto per la fornitura delle protesi. I quattro tecnici, due gelesi e due di Palagonia, sono stati affiancati da Daniele Bonacini, della direzione di progettazione commerciale Italia della Road Runner foot di Milano.

Tra i tanti pazienti che oggi hanno una protesi ci sono anche ex atleti di pallacanestro o di calcio. In alcuni casi sono state montate protesi bilaterali, ovvero in tutte e due gli altri, quasi sempre sotto il ginocchio. Sono persone che fino ad un mese fa potevano muoversi solo in carrozzina e che dopo l’intervento di Emanuele Aliotta e degli altri tecnici oggi solo autonomi e camminano grazie a gambe e piedi artificiali.

I tecnici hanno preso il calco dell’arto e nell’arco di due settimane hanno concluso il lavoro. Nel centro ortopedico di Gela Emanuele Aliotta cura decine di persone affette da disabilità, ha rapporti quotidiani con le Asp e l’Inail ma l’esperienza di Bengasi è realmente unica. Ed in cantiere ci sono progetti ancor più ambiziosi. 

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