Dimesso dall’ospedale muore poche ore dopo, indagano i carabinieri

 
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Gela. E’ deceduto a casa poche ore dopo essere stato dimesso dai medici del presidio ospedaliero “Vittorio Emanuele”. I familiari dello sfortunato ottantaduenne Francesco Volasini hanno sporto denuncia ai carabinieri del locale reparto territoriale.

Per questo motivo il corpo privo di vita dell’uomo è stato sequestrato e trasferito presso l’obitorio del cimitero Farello, dove rimane a disposizione della magistratura che ne ha disposto l’esame autoptico.

La costatazione dell’avvenuto decesso sarebbe stata effettuata solo quando la salma è giunta al cimitero. Il pensionato lamentava da diversi mesi dolori addominali.

Per la stessa sintomatologia si era recato diverse volte al pronto soccorso di via Palazzi passando, dal 5 all’11 settembre, anche dalla clinica Santa Barbara di Macchitella dove era stato ricoverato presso il reparto di Cardiologia.

“I medici dicevano che mio padre aveva un cuore da leone – dice il figlio Orazio Volasini di 55 anni – Accusava solo problemi alla vista. Cogliamo che venga fatta chiarezza. Non cerchiamo compensi economici ma una verità che possa scongiurare eventuali errori da parte dei medici e assicurare tranquillità in ospedale ai cittadini appartenenti a tutti i ceti sociali”.

La sera della scorsa domenica, a seguito di dolori alle ossa e all’addome, era stato trattenuto, dalle 9 a quasi l’una di notte, in un lettino di Astanteria del reparto di Pronto soccorso. Ieri sera alle 20,43 Francesco Volasini è tornato in ospedale.

Anche questa volta i medici del Pronto soccorso di via Palazzi lo hanno sottoposto ad una serie di esami dimettendolo 37 minuti dopo la mezzanotte. Intorno alle 7 del mattino è toccato alla figlia Maria, che viveva con lui in un modesto appartamento di via Martorana 198, denunciare la morte del padre.

“Era ancora a letto – spiega Orazio Volasini, uno dei 5 figli del pensionato – Se mio padre fosse stato amico di politici o persone importanti forse lo avrebbero trattenuto in ospedale, ordinandone il ricovero. Speriamo che anche da morto dicano perché mio padre continuava a lamentare dolori all’addome. Non vorrei scoprire di essere stato incolpevole protagonista di un altro caso di mala sanità”.

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