Dissalatore ancora fermo: la denuncia, “rischia definitiva corrosione”

 
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Gela. Il quinto modulo bis del dissalatore, costato oltre settanta milioni di euro, è destinato, almeno per il momento, a non ripartire.

La conferma è giunta a conclusione di una riunione appositamente convocata in prefettura. In sostanza, i rappresentanti del dipartimento regionale acque e rifiuti hanno escluso che la situazione, compresa quella dei venti operatori rimasti senza lavoro, possa migliorare nel breve periodo.
Gli ex lavoratori assegnati al quinto modulo bis, da diversi mesi, non riescono a percepire i contributi legati alla mobilità.
Neanche i dirigenti di Siciliacque, azienda che attualmente ha in custodia l’intero impianto, intendono garantirne la riattivazione: troppi, a loro dire, i costi di gestione.
Il sindacato, intanto, sta cercando di individuare soluzioni che, però, non sembrano proprio materializzarsi. Intanto, il quinto modulo rimane fermo ma le sostanze ancora depositate al suo interno, come denunciato da lavoratori e sindacalisti, continuano nell’opera di erosione dei componenti. I costi per la ripresa potrebbero superare anche quota dieci milioni di euro.
Adesso, la questione potrebbe spostarsi direttamente sul tavolo del governatore Rosario Crocetta.

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