Regione sblocca altri 10 milioni di euro per il debito sul dissalatore, già pagati 63 milioni

 
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Immagini di repertorio

Gela. Il ciclo del dissalatore, impianto poi dismesso ma che fu realizzato per cercare soluzioni alle tante crisi idriche della città, ancora oggi si fa sentire sulle casse della Regione. Sulla scorta di un accordo transattivo, risalente al 2015, Palermo deve annualmente pagare dieci milioni di euro, per coprire il debito maturato con Eni, che si occupò della gestione del sistema. Un esborso iniziato sei anni fa e che adesso fa scattare la settima rata dovuta dalla Regione e appena sbloccata con un provvedimento del dipartimento acqua e rifiuti. Ad oggi, senza comprendere quest’ultima rata già disposta, la Regione ha versato 63 milioni di euro per “debiti pregressi relativi alla gestione degli impianti e alla fornitura delle utilities del dissalatore di Gela”, così riporta l’atto di transazione del 2015. Fino a tre anni fa, le somme della Regione finivano direttamente ad Eni, che invece dal 2020 ha ceduto i propri crediti alla Sace fct spa, che ha iniziato ad introitare le somme dovute da Palermo.

In base all’accordo del 2015, per chiudere ogni altra pendenza maturata nel tempo, la Regione verserà un totale di poco superiore ai 105 milioni di euro, da spalmare in un arco di dieci anni e quindi fino al 2026. Il decreto per il pagamento della settimana rata alla Sace fct porta la firma del dirigente generale Calogero Foti.

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