“Dov’è la politica? Le bonifiche dell’Eni sono una favola”: i dubbi di Rinciani

 
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Gela. La vertenza Eni? Colpa di una politica locale che non ha mai saputo mettersi alla pari dei tanti amministratori delegati di raffineria succedutisi nel corso del tempo e di una sinistra totalmente assente, tanto da contribuire ad alimentare lo scontro tra diritto al lavoro e tutela della salute.

Il pediatra Antonio Rinciani non sembra avere dubbi nell’analizzare l’attuale stato del rapporto fra la città, insieme alle sue istituzioni, e il gruppo del cane a sei zampe. “Chiaramente – spiega il medico ex esponente di Sinistra Ecologia e Libertà – ci sono evidenti colpe politiche. Non sono così ingenuo da poter pensare che un presidente della regione oppure un sindaco di una città tanto importante come la nostra non avessero minimamente intuito quello che stava succedendo. Purtroppo, chi ne paga le conseguenze è il cittadino che non ha più neanche la vaga impressione di essere tutelato da chi ha contribuito a fare eleggere”.
In questo scenario, stando al medico, Eni ha avuto gioco facile. “L’azienda – continua – tiene sempre il coltello dalla parte del manico. Sa benissimo che le istituzioni politiche locali riuscirebbero ad intervenire solo in extremis, quando tutto si sposta sul fronte dell’emergenza”. Rinciani, inoltre, non sembra credere ad un’ipotesi, almeno immediata, di stop della raffineria per avviare le bonifiche. “Ma non scherziamo – dice – in Italia, esistono più di cinquanta siti d’interesse nazionale sottoposti a rischio ambientale. Non c’è solo Gela. I fondi per le bonifiche non si trovano dietro un angolo. Ci vorranno tanti anni”.
Senza riferimenti forti dal punto di vista politico, la contrapposizione tra salute e lavoro diventa sempre più aspra. “Le cose in chiaro con Eni – conclude – bisognava metterle già dieci anni fa. Purtroppo, i partiti di sinistra che hanno governato la città sono titolari di enormi responsabilità. Mio malgrado, anche l’esperienza di Sinistra Ecologia e Libertà si è rivelata una vera e propria delusione. Il problema, però, rimane. Malformazioni neonatali e gravi patologie non smettono di manifestarsi. Di certo, la soluzione non può essere quella di togliere il pane in tavola a famiglie, magari a loro volta colpite da gravi casi clinici, che vanno avanti grazie al lavoro in fabbrica”.

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