Eni deve pagare per le piattaforme, il Comune attende: “Dobbiamo solo definire i criteri con l’azienda”

 
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Gela. L’Enimed è stata messa alle strette dal Comune che mira ad incamerare le somme relative all’accatastamento delle piattaforme petrolifere. Scaduto il termine dopo i solleciti. Sono scaduti i termini concessi al colosso energetico del cane a sei zampe per rispondere ai solleciti avanzati dalla ripartizione ai Tributi, diretta da Simonetta Guzzardi. L’assessore Fabrizio Morello negli scorsi giorni ha incontrato i vertici Enimed e spera di avviare regolamentare la situazione. “Bisogna definire solo le modalità di calcolo – spiega Morello – e stabilire se potremo utilizzare gli stessi criteri messi in campo per l’accatastamento dei capannoni industriali”. Sin dal suo insediamento, Fabrizio Morello, si è intestato la battaglia di sollevare la questione sull’accatastamento delle piattaforme petrolifere che potrebbero fruttare circa 1 milione di euro all’anno. “I vertici della società Enimed – aggiunge l’assessore comunale ai Tributi – hanno assicurato una loro risposta. Renderanno pubbliche le loro intenzioni stilando un documento unico per soddisfare le richieste di tutti i Comuni che, come il nostro, mirano a regolarizzare le piattaforme”. Le piattaforme che insistono nello specchio di mare ricadente nel golfo di Gela, “Perla” e “Prezioso”, appartenenti entrambe al gruppo Enimed, da sole avrebbero una rendita catastale di quasi trenta milioni di euro. “L’Eni, in verità, non ha mai accatastato le due piattaforme – assicura Fabrizio Morello – Fino ad oggi ha operato abusivamente, pagando una semplice e irrisoria multa. Ecco perché, da un punto di vista etico, abbiamo deciso di avviare e perseguire tutti quei procedimenti che possano garantire risorse alla nostra collettività”. Sulla vicenda erano intervenute anche le precedenti amministrazioni comunali, avviando un iter che purtroppo rischiava di finire nel dimenticatoio. “Adesso vogliamo determinare il valore reale delle piattaforme – conclude l’assessore – e inoltrare al colosso Eni un avviso di accertamento dall’anno di imposta 2010 determinando un controvalore annuo di circa un milione di euro. Siamo certi che stiamo perseguendo la strada migliore. Dalla nostra parte abbiamo la giurisprudenza che in alcune circostanze ha riconosciuto le istanze avviate dalle amministrazioni comunali”.

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