“Greco annaspa, voleva regnare”, Di Stefano: “Da lui non accetto lezioncine, è ormai provato”

 
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Di Stefano e Greco

Gela. “Responsabili” ma non sottoposti ai desiderata dal sindaco Lucio Greco. In sintesi, i civici di “Una Buona Idea”, seppur stia per arrivare il passaggio delicato della dichiarazione di dissesto, non intendono affatto tacere davanti alle accuse dell’avvocato Greco. Il primo cittadino ha definito “sleale” il suo ex vice Terenziano Di Stefano. L’ex assessore, infatti, si è sbilanciato spiegando che se Greco avesse da subito scelto consulenti specializzati, il dissesto poteva essere disinnescato. Ora, l’ex numero due della giunta fa una disamina senza usare troppe metafore. “Il sindaco è un vero talento nel rimanere immutabile. Cambiano gli eventi, cambiano gli scenari, cambiano i temi e passano gli anni ma lui no, non muta. È lì, fermo, sempre uguale. Ci vuole talento anche per questo in effetti. Solo un talento soprannaturale può avere l’ostinazione di ritenere che tutti siano brutti, cattivi, sleali. Tutti tranne lui. Solo un illuminato talento può avere la caparbietà che ha avuto lui, al punto di finire politicamente murato. Considero la definizione di sleale che ha inteso attribuirmi, come la raffigurazione plastica di un sindaco mentalmente provato. Come non esserlo, infatti, di fronte ad un terremoto politico in atto; come non esserlo di fronte al deserto politico che sta abitando e nel quale sente solo l’eco della sua voce; come non essere mentalmente provato mentre intorno tutto crolla e le uniche motivazioni che ha per andare sui giornali te le ha fornite proprio l’ex assessore allo sviluppo economico ripescando dai fondali progetti come il secondo tratto del lungomare, Montelungo, Orto Pasqualello, Orto Fontanelle, cavalcavia di Settefarine, così come importanti atti come il Pef e le variazioni sul Pnrr che oggi gli consentono di dire qualcosa e spostare l’attenzione dalla grave situazione finanziaria. Deve per forza essere provato – dice Di Stefano – e se ora io gli ricordassi la verità, peccherei di poca umanità nei suoi confronti ed invece io provo per lui l’umana compassione che si deve a chi è in difficoltà, a chi tenta di risalire la china ma annaspa. L’accanimento non è mai la soluzione se dall’altra parte c’è un uomo solo ed in difficoltà. È una pratica umanamente e politicamente scorretta”. Di Stefano non rinnega affatto la linea assunta dai civici e soprattutto le ultime valutazioni che si sono susseguite in queste caotiche settimane.

“Per quanta umanità possa provare, non posso che ribadire che a mio avviso si sarebbero dovuti nominare dei consulenti per cercare di traguardare il Comune fuori dal dissesto finanziario che tra qualche giorno si celebrerà. Di questo si tratta, di un dissesto subito senza aver minimamente provato realmente altra strada. La storiella che ci ha raccontato in questi ultimi giorni, secondo la quale avrebbe fatto di tutto per evitare il dissesto non mi torna così come non mi tornava la redazione del primo Pef, così come non mi tornava l’iter delle variazioni di bilancio poiché i fatti lo smentiscono. E’ lui stesso in fondo a smentire sé stesso. Ha dichiarato che se si fosse arrivati al dissesto si sarebbe dimesso. Non mi sembra un sindaco pronto a dimettersi, non è pronto a tenere fede alle sue parole benchè io ritenga che dovrebbe farlo. È più facile restare che lasciare, anche nel bel mezzo di una grave crisi politica, sociale ed economica. Non vuole governare, vuole regnare, che è un’altra cosa. Ricordo che io ho lasciato un ruolo che ho onorato con impegno. Dissi che sarei andato via e con altrettanto onore andai via, il motivo è ben chiaro a tutti: la rottura del progetto civico. Possiamo essere onorevoli uomini politici di parola o essere uomini politici assetati di potere. Comprenderà bene quindi come se politicamente io provi umana compassione per un uomo isolato, eticamente non posso ritenere valida la sua lezioncina. Non è un buon esempio da seguire”. Forse per la prima volta, Di Stefano abbandona i toni piuttosto moderati e rende pubbliche le ragioni che furono peraltro alla base dell’addio alla giunta, in un rapporto politico con il primo cittadino che non è mai veramente decollato.

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