“Hanno preteso i soldi per conto dei clan”, la Dda chiede le condanne di Novembrini e Scerra

 
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Gela. Un totale di quindici anni di detenzione.


Le presunte richieste estorsive. Sono queste le richieste formulate dal pubblico ministero della Dda di Caltanissetta Maria Carolina De Pasquale nei confronti di Giuseppe Novembrini e Franco Scerra. Entrambi sono accusati di aver chiesto la messa a posto, a metà anni novanta, all’ex titolare di un negozio di giocattoli e ai proprietari di uno stucchificio. Nove anni di detenzione per Novembrini e sei, invece, per Scerra. Stando all’accusa, infatti, si sarebbero presentati dagli esercenti, pretendendo il pagamento. Il pm ha comunque escluso l’appartenenza di Franco Scerra al clan, ma con la sua condotta l’avrebbe comunque favorito. L’imputato è legato da rapporti di parentela all’ex reggente di cosa nostra Rosario Trubia, oggi collaboratore di giustizia. Il pm della Dda nissena, nel corso della sua requisitoria, ha comunque ammesso l’assoluta reticenza degli esercenti raggiunti dalle richieste estorsive che, sentiti in aula, non hanno in alcun modo confermato, per conto della famiglia di cosa nostra. Il quanto accaduto. Alla prossima udienza, toccherà ai difensori replicare. I legali Flavio Sinatra e Maurizio Scicolone hanno sempre escluso che gli imputati siano mai stati esattori dei clan. Parte civile nel procedimento è la Federazione antiracket, con gli avvocati Salvatore Caradonna e Laura Cannizzaro che hanno chiesto la condanna.

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