Il caso Eni, Ecorigen in controtendenza: salvi i posti di lavoro con i contratti di solidarietà

 
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Gela. Arriva il sì dai funzionari dell’Inps ai contratti di solidarietà che garantiranno la salvaguardia, almeno per un periodo di trentasei mesi, di tutti i posti di lavoro nell’organigramma di Ecorigen.

L’intesa raggiunta. In estate, mentre i vertici dell’azienda annunciavano la necessità di tagli a causa di una drastica riduzione delle capacità produttive, si arrivò all’intesa. I contratti di solidarietà vennero visti come l’unica soluzione immediatamente attuabile per la tutela dei circa quaranta posti di lavoro. Ecorigen, come più volte ribadito dai manager, paga a caro prezzo la fase di riconversione avviata nella raffineria Eni. L’attività di rigenerazione dei catalizzatori esausti condotta dalla società punta molto sulle utilities assicurate proprio da Eni. Calando la produzione nella raffineria di contrada Piana del Signore, le conseguenze si sono estese all’Ecorigen e a tutti i suoi dipendenti. I segretari provinciali di Filctem, Femca e Uiltec, però, respinsero la proposta di taglio del personale e chiusero l’intesa sui contratti di solidarietà. Una soluzione che, a turno, consente ai dipendenti di lavorare, seppur per un numero di ore inferiore, evitando altri ammortizzatori sociali o, addirittura, il licenziamento.

L’azienda vuole diversificare per rimanere nel sito locale. I segretari Gaetano Catania, Francesco Emiliani e Maurizio Castania non nascondono l’obiettivo, qualora ce ne fossero le condizioni, di interrompere i contratti di solidarietà anche prima della scadenza del periodo di trentasei mesi, di modo da tornare alla normalità produttiva. Già in estate, i rappresentanti di Ecorigen ribadirono, pure davanti al vice sindaco Simone Siciliano, di voler trovare soluzioni ulteriori per lo sviluppo della produzione nel sito locale.

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