Il Megafono sferza Eni: Torrenti, “qui l’indotto muore e i soldi vanno a Punta Cugno!”

 
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Gela. Il j’accuse forse più duro, dopo la sorpresa dell’autosospensione dei consiglieri democratici, è arrivato in aula dagli esponenti del Megafono.

“O si risolve oppure andiamo a casa…”. I consiglieri del movimento del presidente della Regione Rosario Crocetta non hanno nascosto le proprie perplessità davanti ad una trattativa che rischia di mettere sulla strada centinaia di famiglie che per anni hanno vissuto con l’indotto della fabbrica Eni. Una presa di posizione che arriva mentre il leader del Megafono e presidente della regione Rosario Crocetta è tra le parti impegnate fra i tavoli di confronto. “O risolviamo la questione – ha detto il consigliere Giuseppe Guastella – oppure possiamo andare anche a casa. Far perdere il lavoro a questi operai sarebbe una sconfitta assoluta”. 

“I soldi di Eni non andranno a Punta Cugno”. Accuse assolutamente non velate sono state lanciate, durante il suo lungo intervento, dal capogruppo Antonio Torrenti. “E’ molto semplice – ha spiegato – le responsabilità sono politiche e vanno soprattutto cercate al Ministero dell’ambiente che sta cercando in tutti i modi di mettere i bastoni tra le ruote agli eventuali investimenti di Eni. Allo stesso tempo, Eni deve fare chiarezza. Non possiamo accettare che spenda quasi due miliardi di euro fuori dalla città, è questo il budget per la costruzione della piattaforma Prezioso K. Purtroppo, i giochi sul piano degli appalti per la costruzione sembrano già fatti e parlano soprattutto di Siracusa. A questo punto, dobbiamo imporre ad Eni e all’azienda che si aggiudicherà il maxi appalto di utilizzare solo manodopera locale. Abbiamo quasi mille operai dell’indotto che rischiano tutto e non possiamo permettere che tutto si svolga a Punta Cugno nello yard siracusano. I soldi di Eni devono rimanere in città”. Il capogruppo del Megafono ha chiesto spiegazioni anche su di un altro versante. “Se è vero ciò che dice Eni – ha proseguito – vorrei capire dove sono gli oltre settanta ingegneri locali che si starebbero occupando della progettazione di Prezioso K. La verità è che i lavori vengono svolti siolo da tre ingegneri che, peraltro, si accontentano di tariffe decisamente basse”. Proprio tra le fila del Megafono, è stata l’altra esponente Sara Bonura a chiedere che dei gruppi di lavoro sulla questione Eni faccia parte anche una delegazione di operai dell’indotto.

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