Un maxi furto di Bmw e Kawasaki, il giovane accusato si difende: tutto si gioca sulle impronte

 
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Gela. “Sono stato più volte all’interno di quella concessionaria perché avevo in mente di acquistare una Vespa. Alla fine, però, la richiesta di finanziamento non passò e rinunciai”. Le impronte rilevate all’interno della concessionaria. Il venticinquenne Nunzio Di Noto si è difeso davanti al giudice Antonio Fiorenza. Deve rispondere di aver fatto parte di un gruppo che, nel dicembre di quattro anni fa, prese di mira l’ex concessionaria Bordieri di via Venezia, portando via una decina tra moto di elevatissimo valore e minimoto. Nel bottino, finirono anche Bmw, Mv Augusta e Kawasaki oltre a tutte le chiavi d’accensione conservate all’interno dell’esercizio commerciale. Gli inquirenti intervenuti sul posto rilevarono una serie d’impronte digitali, alcune delle quali riconducibili proprio a Di Noto. Il giovane, però, così come i legali di fiducia gli avvocati Francesco Enia e Lia Comandatore, ha sempre sostenuto che le sue impronte sarebbero state rilevate all’interno della rivendita proprio perché in più occasioni sarebbe entrato per chiedere informazioni sull’acquisito di un mezzo. Così, le impronte sarebbero rimaste anche agli ingressi dell’attività commerciale. Non ci sarebbero certezze stando alle difesa, inoltre, rispetto all’effettiva presenza di Di Noto durante l’azione messa a segno nella concessionaria. I responsabili del punto vendita sentiti in aula negli scorsi mesi non sono riusciti a chiarire se, durante quei giorni,il sistema di videosorveglianza della concessionaria fosse efficiente o meno. La decisione arriverà alla prossima udienza del 14 marzo.    

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