Il porto senza futuro e la rabbia degli operai, caos in consiglio: “Basta passerelle, dateci il lavoro”

 
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Gela. Deputati regionali, funzionari palermitani, tecnici e consiglieri. Tutti riuniti in aula consiliare per avere certezze sul futuro, decisamente incerto, del porto rifugio, da anni insabbiato e inutilizzabile.

La protesta in aula. La scena, però, se la sono presa gli operatori portuali, i lavoratori dell’indotto Eni, i disoccupati che hanno partecipato in massa alla riunione dell’assise civica. “Finitela con le passerelle – hanno urlato i lavoratori dell’indotto – basta annunci. Vogliamo lavorare. Siamo allo stremo”. La rabbia è esplosa mentre il sindaco Domenico Messinese si scagliava, a sua volta, contro “un ventennio di inefficienze” che avrebbe generato tutte le conseguenze nefaste che attualmente bloccano il porto rifugio e, più in generale, il sistema della portualità locale. Per placare la rabbia dei lavoratori si è reso necessario l’intervento degli agenti di polizia e di quelli della municipale. Ad inizio seduta, molto critico è stato il capogruppo del Polo Civico Guido Siragusa che ha descritto il farraginoso iter, fatto di rinvii, somme pronte ma mai effettivamente utilizzate, fino ad arrivare alla novità del canale da scavare prima di poter avviare eventuali lavori. “Non abbiamo bisogno di altri fossi”,  ha detto in chiusura del suo intervento. In aula, si è visto anche il deputato regionale Pino Federico. Calogero Foti, in rappresentanza della Protezione civile regionale, ha annunciato l’imminente avvio dei lavori di caratterizzazione, senza però precisare granché né sulla vicenda della darsena commerciale né su quella dei lavori strutturali al porto rifugio. Le idee, dei tecnici e della politica, sono tutt’altro che chiare.   

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