Il suo patrimonio finì sotto chiave: dissequestrati beni per 2 milioni a Trubia

 
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Gela. Dopo tre anni dall’operazione avviata dalla Dia, sono stati dissequestratibeni per 2 milioni di euro a Giuseppe Trubia, di 44 anni. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Caltanissetta.

Il patrimonio dissequestrato. Rimane sottosequestro la sua sola quota societaria della Itc srl, pari al 50 per cento. L’impresa edile si occupava di opere pubbliche. Sono state dissequestrate, invece, un’azienda agricola, dedita alla coltivazione di cereali, due terreni, la metà di tre aree agricole, quattro fabbricati, 14 conti correnti bancari e 4 polizze assicurative.

Hanno avuto un ruolo determinante sia il legale di fiducia nominato da Trubia, l’avvocato Danilo Tipo, che il Ctp, Giuseppe Barletta, incaricato di fare luci sulle accuse mosse dagli investigatori della Dia di Caltanissetta. E’ stata sconfessata in parte l’ipotesi di sproporzione, messa in luce dalle indagini patrimoniali, tra i redditi dichiarati e gli effettivi introiti. Lo stesso Giuseppe Trubia sarebbe sospettato di essere legato alle consorterie mafiose della Stidda e di Cosa nostra tramite Francesco Morteo, suo zio, e Pietro La Cognata, cognato.

Accusa, quest’ultima, evidenziata da Marcello Orazio Sultano,collaboratore di giustizia, il quale raccontò che Salvatore Morana aveva procurato a Giuseppe Trubia, tramite il cognato, il terreno che ospita la società Itc ad un prezzo di favore pari a 10 milioni di lire, nel 2000. Rimangono, secondo la Suprema Corte, proventi legati a evasione fiscale.

“Fiducia nei giudici”. “Sono soddisfatto dell’attività avviata, nel corso di questi tre anni – sostiene Giuseppe Trubia  – dai giudici della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Caltanissetta. Con il mio legale stiamo valutando la possibilità di ricorrere in appello per ottenere il dissequestro anche della quota della società Itc”. I giudici hanno individuato “lacunosità degli accertanti”, sulle metodologie messe in atto, contestando “l’anno di partenza degli accertamenti peritali, avviati nel 2000 invece che nel 1998; la mancata considerazione, fra le entrate legittime del nucleo familiare di Trubia, di alcune componenti di reddito, oltre ai criteri utilizzati per la stima dei beni mobili registrati, tra le numerose autovetture acquistate e successivamente rivendute”. Tra le altre incongruità, è emerso il conteggio dell’appartamento di via Calatafimi che Giuseppe Trubia aveva ricevuto dai suoceri, con un controvalore pari a 90 mila euro. Infine, è emersa “la mancata considerazione, nei flussi finanziari, di alcune entrate legittime del nucleo familiare, come una vincita conseguita al gioco del Lotto e delle donazioni ricevute. Altre, invece, non sono state neppure prese in considerazione dal perito, come i proventi della vendita di una motocicletta o le entrate legate all’attivazione di due finanziamenti”. Rimangono irrisolti gli aspetti relativi alla mancata ricostruzione dei flussi finanziari, in entrata e in uscita, dal 1998 al 1999.

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