Indagine usura, ispezione in casa funzionario banca

 
0

Gela. Dopo l’arresto risalente allo scorso novembre, proseguono le indagini sulla rete di soldi prestati ad usura incentrata sul quarantaquattrenne Roberto Di Mattia.

Gli agenti di polizia del commissariato di via Zucchetto, titolari dell’inchiesta, hanno effettuato un’approfondita perquisizione all’interno dell’appartamento di un dipendente bancario, legato allo stesso Di Mattia da stretti rapporti familiari. La sua abitazione di via Francesco Crispi è stata controllata alla ricerca di materiale utile al proseguo delle indagini.
L’ispezione è scattata a seguito degli ultimi sviluppi raggiunti dagli inquirenti: per questa ragione, si è reso necessario entrare nell’appartamento. Roberto Di Mattia, di origini etnee, venne fermato dagli agenti di polizia con l’accusa di aver garantito, ad un tasso del quindici percento mensile, un prestito in favore di un uomo in forti difficoltà economiche.
Fu arrestato, una volta giunto in città per incassare una delle rate del prestito, proprio nei pressi dell’abitazione della sua vittima. Proprio l’impiegato finito nel giro di soldi ad usura denunciò quella che era diventata una vera e propria persecuzione. Stando alle sue dichiarazioni, infatti, non sarebbero mancate minacce telefoniche e non solo.
Dall’originaria richiesta, formulata dall’impiegato a Di Mattia, di circa quattromila euro: si passò, gradualmente, a cifre sempre più elevate. L’inchiesta, soprattutto in questa fase, sembra essersi concentrata sulla dimensione bancaria e sulla condotta di alcuni impiegati locali.
L’obiettivo è quello di capire in che modo l’impiegato gelese finì a trattare con il quarantaquattrenne etneo. Già al momento dell’arresto di Di Mattia, attualmente detenuto, gli inquirenti non nascosero che le indagini sarebbero proseguite per ricostruire il cerchio che condusse l’impiegato strozzato a contattare il presunto usuraio.
Roberto Di Mattia, solo qualche mese prima dell’arresto in città, fu coinvolto in un altro episodio dello stesso tipo. In quell’occasione, a bloccarlo furono i carabinieri di Regalbuto con l’accusa di aver aggredito un agricoltore della zona che non avrebbe fatto fede ad un prestito di circa diecimila euro. Insieme a lui, furono fermati altri due uomini.
L’attenzione degli investigatori, quindi, continua ad essere massima sul fronte dei prestiti a tassi d’usura. Lo stesso procuratore capo Lucia Lotti ha sempre invitato le vittime a denunciare: di modo da permettere l’intervento delle forze dell’ordine. Così, anche l’inchiesta partita dall’arresto del quarantaquattrenne etneo potrebbe riservare nuovi sviluppi.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here