Industria e territorio, violenza o convivenza? Il sociologo Saitta in città

 
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Gela. La traccia di riferimento, inutile nasconderlo, è quella delle pagine eretiche di “Industrializzazione senza sviluppo” della coppia Hytten-Marchionni, sociologi ingaggiati dal gruppo Eni negli anni ’70 per lanciare il marchio della multinazionale in città.

Tentativo mal riuscito visto che il lavoro realizzato dai due studiosi si rivelò una vera stoccata in faccia a chi pensava, appunto, di acquisire profitto trapiantando nel tessuto sociale locale il miraggio dell’industria senza veli e senza macchia.
Così, il sociologo messinese Pietro Saitta, partendo da quella inesorabile traccia, ha realizzato una sorta di successivo capitolo: dando alle stampe la sua ricerca dal titolo “Spazi e società a rischio: Ecologia, petrolio e mutamento a Gela”.
Il saggio verrà presentato sabato 26 ottobre, dalle ore 17:00, presso vico San Rocco nel cuore di corso Vittorio Emanuele. L’incontro con Saitta è stato organizzato dal comitato Bonifichiamoci insieme alla locale Lipu.
Saitta utilizza la sociologia per riflettere su un territorio trafitto dalla potenza del capitale che, in alcuni decenni, ha deformato l’originaria valenza dell’area gelese. L’industria, sembra quasi scontato dirlo, ha posto nuove esigenze di vita e Pietro Saitta ha cercato di descriverle parlando con chi sperimenta sulla propria pelle la città e le sue presenze.
Un lavoro che non smette neanche di riflettere sul tema del potere, declinato nelle sue varie accezioni, fino a quella di biopotere fatta propria dal poststrutturalismo francese. Durante il dibattito pubblico, quindi, non mancheranno i confronti fra il prima e il dopo: davanti a piani strategici del maggior gruppo industriale presente in città, l’Eni, che sembrano voler preannunciare un salto nelle condizioni produttive del sito di contrada Piana del Signore mentre prosegue l’attività d’indagine svolta dalla procura della repubblica e, molto spesso, alimentata dalle denunce presentate dagli stessi operai della fabbrica.

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