L’inchiesta antimafia “Redivivi” contro il presunto gruppo Trubia, i difensori contestano le accuse della Dda

 
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Gela. Le difese continuano a ridimensionare le accuse mosse agli imputati finiti al centro dell’inchiesta antimafia “Redivivi”. Le difese rispondono alle richieste della Dda. Davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Caltanissetta, ci sono Francesco Giovane, Pasquale Lino Trubia, Pasquale Andrea Trubia, Manuele Rolla, Simone Maugeri, Giuseppe Cannizzo, Giuseppe Carnazzo, Rosario Maichol Trubia e Luigi Rizzari. Hanno tutti scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Per i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, avrebbero fatto parte del presunto gruppo criminale vicino alla famiglia Trubia, finanziato non solo con il controllo capillare delle aree rurali e del mercato della raccolta della plastica ma anche attraverso lo spaccio di droga. E’ stata l’avvocato Nicoletta Cauchi a controbattere alle contestazioni mosse ai suoi assistiti dai magistrati della Dda nissena. A febbraio, invece, spetterà agli altri difensori, gli avvocati Flavio Sinatra, Valentina Lo Porto e Grazio Ferrara. Nelle scorse settimane, i pm della Dda hanno chiesto condanne a sette anni e sei mesi di reclusione per Rosario Maichol Trubia e a sei anni e otto mesi per Luigi Rizzari. Entrambi, infatti, vengono ritenuti affiliati al gruppo mafioso dei Trubia. E’ stata invece chiesta l’assoluzione per lo stesso Trubia rispetto all’accusa di traffico di droga. Sempre per lo spaccio, è arrivata la richiesta a due anni di reclusione nei confronti di Giuseppe Carnazzo. Sono cadute le accuse di far parte del clan contestate a Francesco Giovane, Pasquale Lino Trubia e Pasquale Andrea Trubia. Per loro, il pm ha chiesto l’assoluzione. Una richiesta analoga è stata formulata nei confronti di Manuele Rolla, Simone Maugeri e Giuseppe Cannizzo, accusati di aver fatto parte della presunta rete di spacciatori vicini alla famiglia Trubia. Parti civili, invece, sono i cinque imprenditori che avrebbero subito pressioni dal presunto gruppo criminale, costituiti con l’avvocato Giovanni Bruscia, e il Comune con il legale Anna Gambino.  Tra le parti civili, c’è inoltre l’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Panebianco.

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