L’indotto Eni in fibrillazione, operai davanti i tornelli: “…meno male che non si dovevano perdere posti di lavoro”

 
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Gela. Si sono radunati, alle prime luci del mattino, davanti i tornelli della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore e nei pressi degli uffici amministrativi del gruppo Eni.

“Anche la mobilità verso la scadenza…”. Una sessantina di operai dell’indotto, tutti alle dipendenze di diverse aziende, hanno voluto organizzare un sit in autonomo, senza l’intervento sindacale. Da settimane, oramai, reclamano chiarezza sul loro futuro occupazionale. “Adesso – spiegano – anche la mobilità sta scadendo per operai che, fino a qualche anno fa, erano alle dipendenze di aziende come Implaca e Comeco. Senza nuovi sviluppi, decine di famiglie saranno allo sbando”. Si rivolgono al sindaco Domenico Messinese che, comunque, li ha incontrati già nelle scorse ore. I punti interrogativi riguardano eventuali nuovi cantieri in fabbrica e l’attuazione del decreto per l’area di crisi complessa che aprirebbe all’opzione di nuove tranche di ammortizzatori sociali in deroga. “Sembra tutto vuoto – dicono – il decreto per l’area di crisi complessa non sta tutelando nessuno. Meno male che non si sarebbe dovuto perdere neanche un posto di lavoro”. La mobilitazione, a questo punto, potrebbe proseguire a distanza di un anno dai blocchi che seguirono la scelta di riconversione della fabbrica Eni.

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