L’omicidio di Benito Cannizzo, i familiari pronti a chiedere i danni al barista condannato

 
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Gela. La condanna nei suoi confronti divenne definitiva nel dicembre di tre anni fa. Ucciso nel bar di via Crispi. Otto anni di reclusione per l’omicidio del quarantottenne Benito Cannizzo, trovato senza vita all’interno del bar Rouse di via Crispi. Adesso, la moglie e i figli della vittima hanno scelto di chiedere i danni ad Orazio Vella, allora titolare del bar e condannato definitivamente per quei fatti. Era il dicembre di sei anni fa, quando Cannizzo venne ucciso. In base a quanto ricostruito dagli investigatori, sarebbe stato colpito da Vella, al culmine dell’ennesimo diverbio. La vittima, infatti, avrebbe più volte cercato di consumare nel locale senza pagare. Nelle scorse settimane, invece, i giudici della Corte d’assise d’appello di Catania hanno assolto Marco Vella, fratello di Orazio, finito a processo con l’accusa di concorso nell’omicidio. I legali dei familiari di Cannizzo, gli avvocati Joseph Donegani e Lorenzo Marchese, hanno già avviato l’iter civilistico per richiedere il risarcimento dei danni, causati proprio dalla morte del quarantottenne. Il procedimento, a questo punto, passa sui tavoli dei giudici civili del tribunale anche se bisognerà prima attendere l’esito del tentativo di conciliazione obbligatoria.

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