La morte degli operai del clorosoda, lo sfogo di un familiare: “Crocetta non faccia campagna elettorale su quei lavoratori”

 
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Gela. Il caso della morte dell’ex operaio dell’impianto clorosoda Eni Salvatore Mili è l’unico rimasto in piedi, almeno da un punto di vista penale.

“Non si faccia campagna elettorale con la morte degli operai”. A rispondere del suo decesso, davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale, ci sono tredici imputati, tra ex vertici della fabbrica di contrada Piana del Signore e tecnici. Durante il suo intervento a “Villa Dorica”, il presidente della Regione Rosario Crocetta ha richiamato la memoria di tanti operai morti proprio in quell’impianto, sottolineando come la riconversione green della fabbrica locale sia una risposta a quelle morti. Un richiamo, il suo, che non ha convinto uno dei familiari di Mili, il figlio Orazio, che da anni, insieme ai suoi cari, segue la vicenda e ha scelto di costituirsi parte civile nel procedimento penale. Con una lettera aperta, si rivolge proprio a Crocetta. “Caro presidente – si legge – quei tuoi colleghi morti sono i nostri papà e sappiamo solo noi cosa abbiamo vissuto e perso. Lei ha menzionato il mercurio, ma non c’era solo quello. C’erano il benzene, l’amianto, il dicloroetano, l’acido solforico, l’ossido di etilene e i fortissimi campi magnetici. I nostri papà sono stati uccisi”. Per Orazio Mili, quindi, la memoria di quegli operai, alcuni dei quali ex colleghi del presidente Crocetta, non va richiamata in campagna elettorale ma nelle sedi opportune. “No, presidente – si legge ancora – se lei vuole veramente bene ai suoi ex colleghi deve riferire tutto questo nelle giuste sedi. In procura, testimoniando in maniera autonoma e volontaria. Deve riferirlo all’Inail che non riconosce ancora le malattie professionali. Deve dirlo in parlamento, affinché si possa arrivare ad una legge completa a tutela di questi lavoratori. Questo sarebbe vero amore verso i suoi ex colleghi. Tutti sapevano e tutti hanno taciuto”. Così, la famiglia Mili continuerà a chiedere giustizia in sede processuale. “Del resto – conclude Orazio Mili – la politica non ha mai fatto nulla per questi operai”.

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