La palestra “Vitality”, l’appartamento di un avvocato e le fiamme ad un market…i retroscena dell’inchiesta “Praesidium”: furti a raffica e intimidazioni

 
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Immagini di repertorio

Gela. Negozi, abitazioni private, strutture scolastiche, bar e, addirittura, anche una coltivazione di canapa, regolarmente autorizzata.


Rubavano in negozi e bar. La presunta banda di Sant’Ippolito, almeno stando a quanto ricostruito dai magistrati della procura e dagli agenti di polizia del commissariato, avrebbe messo a segno una lunga sequenza di furti. I soldi, comunque, sarebbero arrivati anche dallo spaccio di droga. Menti e braccia principali del gruppo sarebbero stati Giovanni Canotto, Paolo Melilli e Carmelo Meroni, adesso sottoposti a custodia cautelare in carcere. Tra i colpi ricostruiti dagli investigatori, ci sono quelli messi a segno, soprattutto nella zona di Caposoprano. In pochi mesi, vennero “visitati” i locali della palestra “Vitality”, la rivendita di prodotti naturali “Naturhouse”, il punto vendita “Tutto Cialde”, ma anche la “Caffetteria Romagnoli”, il panificio “Tuvè” e l’attività commerciale “Twg”. Gli indagati avrebbero colpito sempre con le stesso modalità, portando via i registratori di cassa, successivamente forzati per spartirsi i soldi. I furti non risparmiarono neanche la scuola dell’infanzia di via Paolo Orsi e, ancora, il negozio “Bollicine” di corso Salvatore Aldisio, l’attività commerciale “Estetica Novaeva” e il bar “Roxy” a Niscemi.

“Mi sono buttato dal secondo piano…”. I ragazzi di Sant’Ippolito, però, miravano anche alle abitazioni private. “Dal secondo piano sono saltato…sono pazzo”, così il giovane romeno Neculai Cozma avrebbe commentato uno dei furti organizzati in un appartamento di via Matteotti, non sapendo di essere intercettato dagli investigatori. Furti che avrebbero prodotto bottini per migliaia di euro, spartiti tra chi entrava in azione, passando sempre da Giovanni Canotto. Nell’indagine, ci sono anche cinque minorenni che avrebbero partecipato attivamente ai furti e allo spaccio di droga.

Gli spari ad un anziano. Per far capire che la zona di Sant’Ippolito era sotto il loro controllo, secondo gli inquirenti, gli indagati non avrebbero esitato a sparare in direzione di un anziano che si era lamentato del furto di una bottiglia di vino, della sua produzione personale. Sarebbe stato avvicinato da due uomini, in sella ad un motorino, che avrebbero sparato a terra per intimorirlo.

Il tentativo di furto nell’appartamento di un legale. Sarebbe stato, invece, Maurizio Smorta a tentare di svaligiare l’appartamento di un avvocato, in viale Indipendenza. L’azione, però, venne interrotta dall’allarme collegato alla sala controllo di un’agenzia di sicurezza privata.

La coltivazione di canapa. Per i poliziotti del commissariato e per i magistrati della procura, invece, Paolo Melilli, insieme ad un altro indagato, avrebbe rubato piante di canapa e semi dalla piantagione, regolarmente autorizzata, dell’imprenditore David Melfa che, in città, ha avviato una coltivazione sperimentale.

Il market dato alle fiamme. Per gli investigatori, però, i metodi intimidatori utilizzati dalla banda di Sant’Ippolito sarebbero emersi anche da quanto accaduto al titolare di un market della zona che ha raccontato agli investigatori di aver subito, in più occasioni, l’incendio della propria attività commerciale. Roghi che si sarebbero verificati sempre dopo aver ricevuto minacce, più o meno velate, da Giovanni Canotto, da uno dei minori arrestati e da Angelo Meroni, attualmente detenuto e condannato in via definitiva per l’omicidio di Francesco Martines. Meroni, che non è stato coinvolto nell’inchiesta, in base a quanto emerso dall’indagine, è il compagno della madre dello stesso Canotto. L’esercente sarebbe stato punito, prima per una confezione di latte non cambiata a Giovanni Canotto e, qualche anno dopo, perché gli investigatori utilizzarono le immagini del sistema di videosorveglianza del market per ricostruire un furto in appartamento, avvenuto proprio nella zona. Un vorticoso giro di furti, spaccio di droga e danneggiamenti, adesso contestato agli indagati che, nei prossimi giorni, verranno sentiti dal giudice delle indagini preliminari.

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