Polveri pericolose respirate per anni, l’ex operaio è malato: il consulente, “è accaduto quando lavorava per Smim”

 
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Gela. Le polveri di saldatura inalate per anni gli avrebbero causato una grave broncopatia acuta. Il consulente sentito in aula. La vicenda dell’ex operaio Smim Antonio Di Fede è arrivata a processo, davanti al giudice Marica Marino. Una conferma di quanto accaduto tra gli impianti della raffineria Eni e nell’officina dell’azienda in contrada Piana del Signore è arrivata dal consulente nominato dai magistrati della procura. L’esperto è stato sentito in aula. “Non posso dare la certezza ma, in base ai dati acquisiti e valutati, la patologia – ha spiegato – si è manifestata nel 2009. Nel 2011, arrivò una valutazione di parziale inidoneità all’attività di saldatura”. Il consulente, inoltre, ha confermato che le cause sarebbero da legare proprio all’attività svolta dall’ex lavoratore per conto del gruppo Smim, per anni impegnato nell’indotto della raffineria Eni. “I tre anni di lavoro svolti alle dipendenze di AnsaldoBreda, prima di essere assunto da Smim – ha proseguito il consulente – non hanno inciso sulla salute del lavoratore. Se avesse inalato polveri pericolose in quel periodo, la patologia si sarebbe manifestata ben prima del 2009”. Il pubblico ministero Gesualda Perspicace e il legale di parte civile, l’avvocato Giacomo Di Fede che assiste l’ex operaio, hanno chiesto chiarimenti anche sul fronte delle misure di precauzione che sarebbero mancate. “Ovviamente – ha precisato l’esperto – per evitare di inalare le polveri di saldatura non erano sufficienti mascherine di cotone”. A processo, ci sono vertici e responsabili di Smim. Si tratta di Giancarlo Barbieri, Giovanni Giorgianni, Luigi Pellegrino e Giovanni Corvino, che devono rispondere dei danni causati alla salute dell’ex dipendente. I difensori, gli avvocati Flavio Sinatra, Davide Limoncello, Raffaella Nastasi, Vincenzo Cilia e Saverio La Grua, hanno cercato di ottenere valutazioni tecniche soprattutto rispetto al legame tra la patologia contratta dall’ex operaio e i periodi di lavoro svolti. “Le precauzioni e le maschere prescritte – ha concluso il consulente – dovevano essere adottate per ogni operazione di saldatura, sia all’esterno tra gli impianti, sia all’interno dell’officina aziendale”.

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