“Legalità strumentalizzata dalla classe politica”: Lettera aperta di un imprenditore

 
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Gela. I politici gelesi stanno cavalcando l’onda della manifestazione tenutasi lo scorso 6 aprile, promossa da un comune cittadino: il loro scopo è semplice, accrescere la propria immagine e gettare le basi per la prossima campagna elettorale.

Peccato, però, che uomini facenti parte dell’autorità costituita, invitati alla manifestazione, non ne hanno preso parte. Oggi, però, fanno propri, con colpevole ritardo, i principi e gli ideali di legalità così fortemente affermati nel corso di quell’iniziativa popolare, il cui successo è da ascriversi interamente all’impegno profuso nell’organizzazione e al sostegno dimostrato dalla partecipazione di tanti cittadini onesti, ormai stanchi della cultura dell’illegalità.
Quella stessa illegalità che per anni il compiaciuto silenzio della classe politica ha incentivato ed incoraggiato.
Solo a fronte della voglia di cambiamento dimostrata attraverso coraggiose iniziative come quella promossa dal sottoscritto, in seguito all’attentato incendiario che ha causato la morte di mia madre: tanti uomini delle istituzioni e della classe politica gelese sembrano essersi “ destati dal torpore”, facendosi d’improvviso portavoce di quella voglia di legalità sbandierata come un vessillo di partito piuttosto che come bene-interesse comune della collettività.
Come mai l’art.6 dl 23 maggio 2008 n. 92 TUEL che regola le attribuzioni del Sindaco in merito alla sicurezza e l’ordine pubblico trova piena applicazione solo adesso?
La criminalità attanaglia Gela ormai da decenni causando addirittura la morte di persone innocenti e gli attentati incendiari ad auto in sosta vengono compiuti con cadenza quotidiana.

Mi chiedo perché l’amministrazione comunale utilizzi soltanto ora gli strumenti di cui dispone da anni.
Sono contento di essere riuscito a scuotere le coscienze dei politici attraverso la manifestazione che ha visto la massiccia partecipazione dei cittadini gelesi e l’assenza ingiustificata di alcuni esponenti preposti alla nostra tutela.
Ancora una volta, i fatti dimostrano come la morte di una vittima innocente della criminalità venga strumentalizzata dai nostri politici che non perdono nessuna occasione per mettersi in luce ed autoattribuirsi i meriti per la promozione di iniziative mai attuate o, forse, mai neanche immaginate.

Antonio Giudice

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