Ravenna, gli chiudono il conto e minaccia di darsi fuoco un imprenditore gelese

 
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Ravenna. «Così mi rovinate. Volete che mia dia fuoco, come qualcuno ha già fatto a Bologna all’ufficio entrate?». Parole pesanti, che ieri mattina hanno fatto tremare i vetri della sede centrale di piazza del Popolo dell’Unicredit. 

E che hanno spinto il vicedirettore della banca, in un periodo in cui suicidi e gesti estremi dettati dall’esasperazione sono all’ordine del giorno, a non minimizzare e a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine.

A pronunciarle è stato un piccolo imprenditore edile, di 28 anni, originario di Gela, in Sicilia, ma da tempo trapiantato a Ravenna. Disperato per il fatto di essersi trovato, a propria insaputa, con il conto corrente chiuso,non potendo così movimentare denaro e neppure pagare stipendi e contributi ai propri dipendenti. Carabinieri e poliziotti sono accorsi all’istante. Hanno parlato con l’uomo che, dopo essere uscito dalla banca, era esploso in una crisi di pianto, sedendosi in piazza.

Con sé non aveva benzina o altro tipo di liquido infiammabile, ma per qualche istante la tensione è stata alta. Ha voluto incontrarlo anche il prefetto, Bruno Corda, al cospetto dei dirigenti della banca, per cercare di ricomporre l’accaduto. Un’ambulanza lo ha poi portato al pronto soccorso per accertamenti. La crisi c’entra, ma fino a un certo punto. L’imprenditore, oggi rimasto con due dipendenti rispetto agli undici con i quali era partito aprendo l’azienda nel 2009, ha problemi di liquidità in virtù dei pagamenti ritardati da parte dei committenti ma non era in rosso con la banca.

A penalizzarlo sarebbe stata una gestione non corretta del conto corrente, aperto tre anni fa e intestato alla sua ‘srl’. Due protesti per emissione di assegni scoperti, novembre 2011 e febbraio 2012, per i quali l’imprenditore dice di essere tutt’ora in causa, hanno spinto Unicredit a segnalarlo al Cai, la ‘Centrale allarme interbancaria’ che è una sorta di libro nero dei correntisti inaffidabili. Di fatto, era stato irrimedibilmente ‘battezzato’ e compromesso, e per questo non può più aprire conti correnti, né ai fini dell’azienda può utilizzare quello personale.

Per mesi l’uomo aveva assicurato Unicredit circa l’imminente arrivo di un bonifico a parziale copertura di un fido di 50mila euro. Ma quei soldi non arrivavano così la banca prima gli ha estinto il fido, poi gli chiuso definitivamente il conto. E quando il bonifico di 9000 euro è finalmente arrivato, e ieri mattina lui si è presentato allo sportello per accreditarlo, era all’oscuro della chiusura del conto: la raccomandanta inviatagli dalla banca per informarlo era tornata indietro a causa di un cambio di residenza. E la proposta del bancario di consegnarli i soldi tramite assegno circolare non è stata sufficiente a rasserenarlo. (articolo tratto dal Resto del Carlino – edizione on line Ravenna)

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