Renzi, i selfie e una città distratta: breve cronaca di una visita “indimenticabile”

 
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Gela. Dopo Benito Mussolini Gela non aveva mai ospitato un Presidente del Consiglio. Nel 1991 fu il presidente della Repubblica Francesco Cossiga a mettere piede nella città del Golfo per tagliare il nastro del nuovo tribunale nei locali dell’ex scuola San Francesco.

Ieri pomeriggio è toccato a Matteo Renzi, giovane premier in visita lampo in municipio. Incontro storico volutamente annunciato appena poche ore prima. Una scelta strategica forse per evitare contestazioni più serie? Digos, polizia, carabinieri, scorte politiche e forze dell’ordine in borghese allertate e sospettose persino con i giornalisti, ammassati chissà perchè dietro una transenna come animali da scanna.

Rosario Crocetta arriva quasi puntuale, intorno alle 15,30, ma del premier non c’è nemmeno l’ombra. E’ lui che si avvicina alle telecamere mentre Tony Messina, che protesta da anni contro imbrogli sugli espropri, gli urla in faccia le sue manchevolezze e gli immancabili attivisti No Muos sono pronti a ricordargli ogni manchevolezza.

“No al Muos, no alla guerra, via le basi Usa dalla nostra terra” e “Lavoro No Guerra” gli slogan ricorrenti. Fra i cartelli spiccava il No TTIP degli oppositori al Trattato Transatlantico per il commercio fra l’UE e gli Usa che aumenterà a dismisura il potere delle multinazionali a discapito delle produzioni territoriali italiane. C’erano anche i lavoratori della Riva & Mariani in odor di licenziamento. Ed il resto della città? Dormiente, svogliata e occupata forse a pensare come organizzare Ferragosto. Se Gela doveva dimostrare ieri la sua grande compattezza, la voglia di fare sentire la propria voce per difendere il territorio, allora ha perso una occasione. D’accordo, probabilmente la non comunicazione ha avuto un ruolo fondamentale in questo e la scelta (a nostro avviso strategica) del 14 agosto non casuale. Una visita programmata da mesi avrebbe smosso gli animi sopiti di una città che delega le proprie rivendicazioni sui social network? Il dubbio potrebbe essere sciolto tra tre mesi. Segnatevi questa data: 7 novembre. Vedremo se il popolo gelese farà sentire, in maniere ovviamente civile ma forte, la sua presenza, oppure si limiterà a sfottere sui social il selfie del prete, del consigliere comunale o ancora del giornalista di turno.
Cosa resta della visita di Renzi oltre i selfie? Le paste di mandorla regalate da un bar del centro e il pianto di un bambino figlio di emigrati che attende invano il premier per strappargli un autografo. “Cattivo!” è l’espressione usata. Alle 17,30 piazza San Francesco torna a svuotarsi come se nulla fosse accaduto. Ed i discorsi tornano quelli di sempre. “Conte allenerà la nazionale?”, “dove andiamo a Ferragosto?”, “Hai visto Renzi e Crocetta?”. Questa è Gela un caldo e umido pomeriggio del 14 agosto. 

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