Rinzivillo ed Emmanuello legati dall’affare della droga, “a capo c’erano Tasca e Di Gennaro”

 
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Gela. Erano soprattutto gli interessi che ruotavano intorno al traffico di droga a creare canali di comunicazione diretti tra le famiglie di Cosa nostra locale, che secondo gli investigatori erano in fase di nuova riorganizzazione. Se pare fosse il cinquantunenne Giuseppe Tasca il nuovo reggente del gruppo Rinzivillo, a portare avanti gli interessi del sodalizio degli Emmanuello, da quanto emerge nell’inchiesta “Ianus”, era invece il quarantaduenne Crocifisso Di Gennaro, già con diversi trascorsi alle spalle sempre per reati legati alla droga. Di Gennaro, attualmente a processo in primo grado per il blitz “Cruis”, sarebbe stato alla testa del sodalizio di mafia, alimentando prevalentemente il traffico di droga. I contatti pare fossero frequenti con i Rinzivillo ma anche con altri “gruppi operanti in territorio siciliano”. Al suo fianco, il trentatreenne Alessandro Pellegrino e il quarantatreenne Manuel Ieva, entrambi con precedenti penali e già coinvolti in altre indagini. Sarebbero stati proprio Pellegrino e Ieva “ad eseguire le indicazioni di Di Gennaro anche per ciò che attiene al traffico illecito di sostanze stupefacenti”. Avrebbero tenuto i rapporti con gli altri gruppi, facendo pure da “intermediari”.

A sostenere Tasca, invece, sarebbero stati, nella famiglia dei Rinzivillo, Giuseppe Pasqualino (1991), Rosario Greco (1967), Giuseppe Domicoli (1992), Samuele Rinzivillo (1983), Giuseppe Schembri (1981), Giacomo Di Noto (1981), Vincenzo Donzella (1986), Orazio Monteserrato (1991), Mirko Salvatore Rapisarda (1982), Angelo Lorefice (1989), Maurizio Domicoli (1966), Dario Gagliano (1990) e Salvatore Mezzasalma (1966).  Era principalmente Giuseppe Domicoli, più volte condannato per fatti di droga, secondo gli inquirenti a tracciare le mosse per i traffici di sostanze stupefacenti. Rispondono tutti di associazione mafiosa.

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