Sardegna, centro Italia e Venezia, attivate somme per aree di crisi: su Gela tutto tace

 
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Tre anni fa la firma dell'Accordo di programma al ministero

Gela. Dalla Sardegna al centro Italia, fino a Venezia. I fondi per le aree di crisi vengono man mano programmati e messi nuovamente a bando, pur in presenza del cambio di guardia al governo. Tutto tace invece per quanto riguarda il capitolo dell’area di crisi complessa di Gela. Venticinque milioni di euro, ritenuti insufficienti già all’epoca della firma dell’accordo di programma, dei quali ad oggi pare si siano perse le tracce. Niente di niente. Nessun nuovo avviso, neanche un’indicazione precisa da Invitalia, che coordina le procedure insieme al Ministero dello sviluppo economico, che fino a qualche settimana fa era a guida grillina e che adesso è passato di mano, con l’assegnazione al ministro leghista Giancarlo Giorgetti. Di quei venticinque milioni, che sarebbero dovuti servire a sviluppare progetti di investimento alternativi a quelli di Eni, solo una minima parte è stata destinata all’unica azienda locale selezionata. Il resto della dotazione va riprogrammato, almeno secondo le ultime notizie che arrivavano da Roma, prima della caduta del governo Conte. E’ stato spesso il senatore grillino Pietro Lorefice a fare da interfaccia istituzionale con l’ex ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli, a sua volta pentastellato e ora transitato al dicastero dell’agricoltura. Ad oggi, tutto pare vano. I venticinque milioni di euro, che qualcuno aveva ipotizzato potessero addirittura essere rimpinguati, non si capisce bene che sorte avranno. Una cosa è certa, i soldi destinati ad altre aree di crisi, sparse per la penisola, si muovono e vengono messi a bando. A gennaio, è stata firmata la circolare direttoriale che ha emanato l’avviso per la presentazione delle domande riguardanti l’area di crisi del polo industriale di Portovesme, in Sardegna. Totale, undici milioni di euro. Le istanze possono essere avanzate fino al prossimo aprile. Sempre sarda è l’altra area di crisi, che tocca Porto Torres e Sassari, con ventidue milioni di euro. Una circolare direttoriale del novembre 2020 ha attivato la procedura per il nuovo avviso e le domande per gli investimenti possono essere presentate fino a marzo. A maggio dello scorso anno, con un decreto direttoriale, era stato riaperto lo sportello per l’area di crisi di Livorno, con una dotazione di dieci milioni di euro. Ministero e Invitalia non si sono risparmiati neanche per il centro Italia. Per l’area scaturita dalla crisi del gruppo Merloni, che tocca due Regioni, Marche e Umbria, la durata dell’accordo di programma è stata prorogata fino al marzo del 2022 e con una circolare ministeriale del novembre dello scorso anno è stato emanato un nuovo avviso per la presentazione delle richieste di agevolazioni, che potevano essere proposte fino a gennaio. La dotazione complessiva è di oltre 21 milioni di euro.

Fino a marzo, potranno essere presentate le istanze per accedere agli investimenti nell’area di crisi del distretto Fermano-Maceratese delle pelli e delle calzature. L’accordo di programma è stato sottoscritto la scorsa estate e la dotazione complessiva si aggira intorno ai quindici milioni di euro. Infine, c’è l’area di crisi del polo industriale di Venezia. Lo scorso dicembre, dal Ministero dello sviluppo economico è arrivata la circolare direttoriale per il nuovo avviso, con una dotazione di quasi ventisette milioni di euro. Le domande potevano essere inoltrate fino a gennaio. Sull’area di crisi di Gela praticamente nulla, anche se al Ministero dello sviluppo economico non tutto è cambiato. La grillina Alessandra Todde adesso è viceministro e già con Patuanelli si occupava del dossier di tutte le aree di crisi italiane. Il nuovo sottosegretario, invece, è la dem Anna Ascani.

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