“Subito le prime telefonate per il riscatto”, omicidio Minguzzi: parlano i familiari

 
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Minguzzi fu rapito e ucciso nel 1987

Ravenna. La prima telefonata dei rapitori arrivò dopo poche ore dal sequestro. Per gli investigatori, che riaprirono il “cold case” dell’uccisione dell’allora ventenne Pierpaolo Minguzzi, il giovane però pare fosse già stato ucciso. Nonostante quanto accaduto, i tre accusati del sequestro e dell’omicidio contattarono la famiglia per avere i soldi. L’hanno spiegato proprio i familiari, sentiti nel corso del dibattimento aperto davanti alla Corte d’assise di Ravenna. A rispondere di quanto accaduto ormai trentaquattro anni fa, c’è anche il gelese Orazio Tasca, ex carabiniere accusato di aver orchestrato ed eseguito il piano per il sequestro, insieme all’altro ex militare dell’arma, Angelo Del Dotto, e all’operaio Alfredo Tarroni. I familiari della vittima sono parti civili nel procedimento, assistiti dai legali, Luca Canella, Elisa Fabbri e Paolo Cristofori. In aula, lunedì, ha parlato anche la madre di Minguzzi, che ha ricordato le ore immediatamente successive al sequestro e i giorni che seguirono. Il corpo venne ritrovato in acqua, in un tratto del Po di Volano. Per i pm ravennati, sarebbero stati i tre imputati ad agire, sfruttando anche la copertura della divisa. Nel corso dell’istruttoria dibattimentale che sta procedendo, sono emersi non pochi dubbi. C’è infatti il sospetto che qualcuno già sapesse e scelse di non approfondire.

Anche questi aspetti verranno valutati dai giudici. Minguzzi, che allora sosteneva il servizio militare, viveva ad Alfonsine, piccola località dove prestavano servizio i due ex carabinieri, poi coinvolti in un’altra azione dello stesso tipo e condannati. Secondo gli inquirenti, a contattare la famiglia sarebbe stato Tasca e anche per valutare questo punto è stata disposta una nuova perizia fonica. L’esperto ha assunto l’incarico e dovrà compiere le attività indicate dai giudici di Ravenna. In aula, si tornerà a settembre. Le difese (sostenute dagli avvocati Luca Orsini, Gianluca Silenzi e Andrea Maestri) e gli stessi imputati, sia nel corso delle indagini che in udienza preliminare, hanno sempre negato un coinvolgimento nell’azione.

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