Tante famiglie allo stremo: don Cilindrello, “la carità non s’impone con la minaccia”

 
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Gela. “Quando un povero si affaccia alla nostra parrocchia, io non vedo più un povero ma vedo Gesù Cristo povero”.

“La carità non si può imporre”. Don Giorgio Cilindrello, parroco della chiesa di San Francesco, rilancia l’allarme sociale che, da tempo, proprio le parrocchie affrontano quotidianamente. Intere famiglie che si rivolgono alla sua e ad altre chiese della città in cerca di un sostegno. “La carità – spiega ancora il sacerdote – oggi significa pagare anche le bollette di famiglie che sono in difficoltà drammatiche.

Però, non accetto la minaccia. Non accetto che qualcuno, magari già aiutato dall’ente comunale, venga da noi a pretendere di scavalcare altri o a minacciare. Per questo motivo, le imminenti cene di San Giuseppe serviranno al sostentamento, per primi, dei nostri parrocchiani. Poi, in silenzio e senza riflettori puntatati, aiuteremo tutti quelli che lo chiedono”.

Così, il sacerdote condanna eventuali pretese imposte con minacce o insulti. “Non posso sopportare – conclude – che i miei collaboratori, che danno la vita per il bene della parrocchia, debbano subire imposizioni da chi, spesso, un aiuto già lo riceve dalle istituzioni e pretende di scavalcare gli altri”.

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