Un anno di Greco (ad alta tensione): ora i “veleni” Ghelas, Ipab e incarichi

 
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Gela. I “traumi” irrisolti della città sono talmente numerosi e profondi che probabilmente non basteranno i prossimi quattro anni per arrivare perlomeno ad una cura efficace. Nel maggio di un anno fa, al termine del ballottaggio che ne ha decretato la vittoria, sicuramente l’avvocato Lucio Greco non si aspettava di finire in mezzo all’emergenza sanitaria più grave degli ultimi decenni, con il blocco totale di un sistema economico locale, che già faceva fatica a reggersi in piedi. A dodici mesi di distanza dalla vittoria che lo ha portato a Palazzo di Città (in attesa che i giudici del Cga si pronuncino sul ricorso bis avanzato dal candidato sconfitto), fare un bilancio è praticamente impossibile. I disservizi di sempre non mancano mai, con l’acqua che non viene erogata con regolarità e un rapporto contrattuale ancora tutto da valutare, nonostante la commissione tecnica (della quale Greco ha ottenuto di far parte) si sia schierata per lo scioglimento anticipato del rapporto con Caltaqua, l’azienda italo-spagnola che tra tanti bassi e pochissimi alti continua a tenere in mano l’appalto idrico. Il servizio è solo una delle tante punte del malcontento di cittadini che si trovano a vivere in costante precarietà. Sui rifiuti più volte sono stati accesi i riflettori, ma anche in questo caso è ancora tutto da decifrare. Ci sono gli impianti per l’intero ciclo, ma da quasi un anno non si riesce ad affidare la gara per superare l’infinito regime di proroga della Tekra. Di quella pluriennale, almeno per ora, si fa fatica a sapere qualcosa. Dai quartieri regolarmente si alza la voce per reclamare maggiore pulizia e più decoro. Il capitolo è tutt’altro che chiuso per gli immobili abusivi. L’emergenza Covid ha paralizzato l’intera attività istituzionale e nelle prossime settimane il consiglio dovrebbe pronunciarsi sul regolamento che definirà la sorte di migliaia di strutture e manufatti realizzati senza autorizzazioni. Quasi al loro esordio in municipio, il sindaco e la sua vasta maggioranza “arcobaleno” (da inizio anno con l’aggiunta dell’Udc) si sono trovati sulle spalle la grana dei 33 milioni di euro tagliati dal governo regionale e che in linea di principio avrebbero dovuto coprire buona parte dei progetti finanziati con il Patto per il Sud. Una diatriba che si trascina ancora oggi e tra ricorsi alla giustizia amministrativa e scaricabarile politici, della sorte di questi fondi non si riesce ad intravvedere il finale. Il thriller del Patto per il Sud sembra proprio volgere ad una conclusione poco confortante per il municipio e per un’amministrazione comunale, paradossalmente rafforzata dai partiti che hanno sancito il taglio dei fondi, nato da una serie di ritardi e inefficienze burocratiche protrattasi per anni. Tra le incompiute in cerca di identità, non può mancare un porto rifugio, solo croce e senza delizia. I tavoli, anche in questo caso, si sono susseguiti e se non si dovessero verificare nuovi inciampi, forse qualcosa di concreto potrebbe accadere, ma non c’è mai da starne così sicuri. Si è favoleggiato di un maxi progetto che avrebbe tutte le coperture milionarie, ma gli operatori si accontenterebbero solo dei lavori di escavo e adeguamento del braccio di ponente. Greco e i suoi, ormai è chiaro, hanno scelto di non andare allo scontro con Eni e durante l’emergenza Covid i rapporti sembrano essersi consolidati, con la multinazionale che ha finanziato i lavori della nuova terapia intensiva al “Vittorio Emanuele”. Greco dialoga con i manager dell’azienda e nonostante lo scivolone sull’eventuale interesse del cane a sei zampe ad entrare nel settore della raccolta rifiuti insieme a Ghelas, sembra esserci una certa fiducia reciproca. L’amministrazione comunale è stata tagliata fuori dalla firma del protocollo sulla “decarbonizzazione” del sito industriale locale, ma ci sono sul tavolo ancora tanti dossier da sviluppare, dall’accordo di programma all’area di crisi complessa, senza dimenticare le compensazioni, gli investimenti e le bonifiche. Molti di questi passaggi dovranno essere necessariamente romani e l’avvocato non a caso sta iniziando ad avere un dialogo più serrato con il gruppo del Movimento cinquestelle e con il senatore pentastellato Pietro Lorefice. L’appoggio del Pd (altra forza di governo) l’aveva già incassato prima della campagna elettorale, anche se il gruppo del segretario cittadino Peppe Di Cristina, seppur fedele al patto iniziale, non ha mai nascosto il dissenso su alcune mosse del sindaco e di altre forze della vasta maggioranza. Mediare tra civici e partiti non è mai stato facile, fin dai tempi della campagna elettorale. Greco ha scelto di non rinunciare né agli uni né agli altri. Ci sono stati momenti di fortissima tensione e ogni tanto non è bastato neanche il suo intervento per mettere a posto le cose. Il rimescolamento strategico ha portato all’addio dell’assessore Florinda Iudici e all’ampliamento della giunta, con l’ingresso dell’Udc (che schiera l’assessore Danilo Giordano), di Giuseppe Licata e Cristian Malluzzo. Innesti che non hanno risvegliato le “passioni” di molti alleati, che a dire la verità si sono limitati a prenderne atto e a pensare a mosse alternative. Greco non deve guardarsi solo dal “fuoco” dell’opposizione (perlopiù di centrodestra) ma è costretto ad avere occhi ben aperti anche sui suoi.

Tra gli “arcobaleno” non tutto va per come dovrebbe, anzi. La convivenza tra “civici” e partiti non è mai stata idilliaca, anche se l’avvocato sembra poter godere dell’appoggio consolidato di dem e forzisti (con l’aggiunta dell’Udc che però si trova a dover disinnescare la “bomba” del taglio dei 33 milioni di euro). L’ultimo fuoco si è acceso sulla Ghelas. L’amministratore Francesco Trainito non è più gradito a tanti alleati (che non hanno fatto salti di gioia già al momento della nomina decisa dal sindaco). Il clima si è politicamente incarognito e i fedelissimi del primo cittadino sono convinti che il manager della multinazionale andrebbe sottoposto a “tagliando”. Non lo ritengono adatto a sostenere una gestione così delicata. L’imprenditore, che ha risposto per le righe, probabilmente non ha più i numeri in maggioranza, anche se il sindaco non ha fatto il passo decisivo. Fedelissimi dell’avvocato e manager se le danno di santa ragione sui social, con toni che tutto sembrano salvo che di una solida alleanza di intenti. Sono stati mesi di veleni, fin dall’insediamento della giunta Greco e neanche l’emergenza Covid ha tacitato gli animi. Il coinvolgimento politico nel caso dell’Ipab “Aldisio” ha fatto da detonatore. Nella gestione privata della struttura ci sono forti interessi di una parte del centrodestra sconfitto alle amministrative mentre il sindaco e la sua maggioranza si sono schierati sulle posizioni della gestione commissariale, che la scorsa settimana ha decretato (almeno in base al provvedimento firmato) la fine dell’esperienza della società “La Fenice”, sollevando pesanti sospetti di irregolarità. Quelli del centrodestra non si sono limitati solo ad incassare sospetti, rafforzati dall’indagine in corso sulla gestione dell’Ipab, ma nelle ultime ore hanno rilanciato. E’ nato il caso degli incarichi legali (per il centrodestra almeno sei) affidati alla nipote del sindaco, uno di questi riguarderebbe un procedimento avviato dal figlio del primo cittadino, in qualità di legale di una ricorrente. L’ombra pesante del conflitto di interessi si è abbattuto sul sindaco, che lo ha definito “un colpo basso”. “Da tutti posso ricevere lezioni di moralità, ma non da chi è implicato in vicende giudiziarie di estrema delicatezza”, ha detto ancora più esplicitamente. Ad un anno dalla chiusura delle urne del ballottaggio, non c’è stata alcuna tregua. A Palazzo di Città, si attende che qualcosa possa sbloccarsi per i progetti più importanti, dal Patto per il Sud ad Agenda Urbana (senza dimenticare la sfera Eni), il lockdown farà uscire con le ossa rotte gran parte degli operatori commerciali e dei piccoli imprenditori e le misure che verranno adottate non potranno alleviare sofferenze economiche, che sono eredità di anni passati sul sottile filo della crisi perenne.

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