Vertenza Eni, i metalmeccanici in protesta: tutti contro il misterioso “preaccordo”

 
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Gela. Tregua dei lavoratori dell’indotto almeno fino all’incontro ministeriale di martedì prossimo? Difficile dirlo, almeno per ora. I segretari confederali provinciali di Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato i rappresentanti delle categorie in lotta per decidere il da farsi.

In sostanza, si attende l’esito del tavolo di martedì per comprendere le mosse da adottare.
Almeno sulla carta, gli operai dell’indotto dovrebbero rientrare in servizio già lunedì ma soprattutto il fronte dei metalmeccanici appare intenzionato a proseguire la mobilitazione a differenza dei lavoratori edili, più propensi, invece, a varcare i cancelli in attesa delle notizie romane. Lunedì, insomma, lo scenario della mobilitazione è tutto da definire. Intanto, i segretari provinciali del settore chimico di Cgil, Cisl, Uil e Ugl contestano apertamente la diffusione di un non ben precisato preaccordo, spuntato anche tra i banchi del consiglio comunale durante la discussione prodotta dall’arrivo in aula degli operai dell’indotto.
“Certamente – spiega il segretario dei chimici dell’Ugl Andrea Alario – non sarà la nave greca o il progetto Agroverde a garantire un futuro a questa città e ai lavoratori del diretto e dell’indotto della fabbrica. Quello diffuso in consiglio comunale è un preaccordo? A questo punto, mi chiedo chi è stato a diffonderlo? Il sindacato non sapeva nulla di un testo di questo tipo. Forse, la politica vuole vendersi al migliore offerente?”.
Molto critico anche il rappresentante della Uiltec Maurizio Castania. “Mi pare tutto molto strano – spiega – il tavolo di confronto è fissato per martedì. Non esistono preaccordi che possano essere accettati dal sindacato. Le risposte devono arrivare da Roma e non certo da eventuali compensazioni come gli interventi per assicurare una collocazione alla nave greca o per riattivare i cantieri del polo fotovoltaico Agroverde”.
Una posizione simile a quella dei segretari di Filctem e Femca, Gaetano Catania e Francesco Emiliani. L’arrivo sulla scena del fantomatico preaccordo, peraltro non troppo diverso dai punti conclusivi del verbale stilato al ministero dello sviluppo economico lo scorso luglio, non convince neanche gli autonomisti dell’ex Mpa.
“Dall’analisi del testo si evidenzia come si voglia stabilire dall’alto la politica di sviluppo del nostro territorio – scrivono gli autonomisti – è successo cinquant’anni fa con l’industrializzazione forzata. E’ accaduto alla fine degli anni novanta con l’imposizione del modello che ha segnato la fine di quella stessa industrializzazione. Succede oggi con la proposta di questo protocollo d’intesa. È sempre l’Eni ad imporre il metodo. Protocollo d’intesa scritto solo da Eni, forse con il benestare di una certa classe politica locale, alla faccia dell’autonomia del territorio, compresa quella della stessa raffineria. Nel merito poi, il protocollo è scritto quanto meno in modo approssimativo”.
Così, gli ex Mpa chiedono un maggiore coordinamento. “Bisogna convocare con urgenza un tavolo locale di confronto e concertazione con le parti sociali, istituzionali e politiche ai diversi livelli – rilanciano – finalizzato all’elaborazione condivisa di una controproposta di accordo di programma che metta insieme le priorità ambientali ed occupazionali e di compensazione, utili e necessarie ai veri interessi del territorio gelese e al suo rilancio”. Attacca i troppi “trucchetti” messi in atto durante questa trattativa, invece, l’esponente del Nuovo Centro Destra Lucio Greco. “Mi chiedo se il sindaco Fasulo non sappia nulla – attacca – se il presidente della regione Rosario Crocetta non sappia nulla. Chi manovra di nascosto a danno della nostra città? Questo sì che è un bel mistero! Smettiamola con certi trucchetti e cerchiamo invece di impegnarci seriamente per la salvaguardia del nostro territorio che ha dato molto e adesso rischia di rimanere con un pugno di mosche in mano”.  

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