“Vertici Asp distruggono la sanità locale”, Cgil: “Caltagirone non può andare avanti”

 
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Moncada e Polizzi

Gela. Un continuo depotenziamento del sistema sanitario, nell’intera provincia. La punta dell’iceberg è sicuramente il “Vittorio Emanuele”, che ora si trova senza medici in neurologia e con interventi chirurgici stoppati per carenza di anestesisti. Un quadro che i sindacalisti Cgil Rosanna Moncada e Angelo Polizzi legano ad una gestione del tutto infruttuosa da parte del management di Asp, diretto dall’ingegnere Alessandro Caltagirone. “Di tutto questo qualcuno si dovrà pur rendere conto? Per quanto tempo ancora il direttore generale deve continuare a gestire la sanità della provincia? Per noi, la gestione Caltagirone prima si chiude meglio è”, dicono Moncada e Polizzi. I l segretario confederale e quello della Fp-Cgil fanno una disamina impietosa. “Assistiamo sbalorditi a quanto si dice ma soprattutto non si dice sui servizi sanitari della nostra provincia, ribadiamo come abbiamo più volte affermato che siamo contrari all’ingerenza della politica nella gestione della salute, ma questo non significa che il tacere, da parte dei politici e delle forze sociali sui disservizi sanitari sia cosa buona. Nel nord della provincia, si chiedono epurazioni nei confronti di chi ha agito in piena ragione e scrupolo professionale e si tace sui servizi territoriali. Al poliambulatorio di Mussomeli da circa un mese è andata in quiescenza l’unica ginecologa che, dopo la chiusura del reparto di ostetricia in ospedale, era la sola che poteva soddisfare le richieste delle utenti del Vallone, manca il reumatologo e il nefrologo. È stato sospeso, nel silenzio più assoluto il Ppi pediatrico. Nel silenzio più totale nel capoluogo, tranne qualche eccezione, assistiamo all’impoverimento professionale del presidio ospedaliero “Sant’Elia”, che da ipotetico quarto polo sanitario e Ded di II livello è diventato luogo dove è impossibile lavorare e da cui tutti vogliono fuggire. In effetti lo fanno, per le pessime condizioni di lavoro  e per la scarsa organizzazione, come capita per neurochirurgia, pneumologia e altri servizi. Silenzio assordante pure nel sud della provincia, a Gela dove l’ultima notizia sul disastro sanitario dell’ospedale che riguarda lo spostamento sul territorio dell’unico medico neurologo appare quasi come una constatazione di decesso, nell’aria già da tempo, della neurologia ospedaliera e se consideriamo pure la nota del direttore di anestesia e rianimazione relativa alla sospensione degli interventi programmati per carenza di organico, il disastro è servito”. Un contesto che per i sindacalisti non si regge più in piedi e non assicura servizi ad un’utenza vasta.

“Non abbiamo ancora elementi per poter affermare che ci troviamo di fronte alla precisa volontà di distruggere la sanità della nostra provincia, al fine di arrivare alla privatizzazione di parte dell’offerta sanitaria, anche se molti indizi portano verso questa direzione. E, come si dice nei processi, tanti indizi fanno una prova. Lo stesso territorio copre un bacino di utenza di oltre centomila abitanti. A nostro avviso – continuano – impoverire l’offerta sanitaria a tutte le latitudini significa privare di un diritto fondamentale la popolazione. Questo noi non vogliamo permetterlo e lo denunceremo con forza. In questi anni, tutte le Asp hanno affrontato le stesse difficoltà, ma solo da noi registriamo una fuga così massiccia di figure professionali sanitarie, senza prospettive di ricambio perché in tanti preferiscono andare a lavorare dove ci sono condizioni migliori. Basta seguire nelle cronache dei giornali gli annunci, quasi quotidiani, di assunzioni effettuate nelle Asp confinanti con il nostro territorio. Da noi, invece, si sbandierano le assunzioni di quindici medici al pronto soccorso ma si nasconde la circostanza che nove erano già in servizio”.

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