Sostanze pericolose nelle vasche di Timpazzo, “la messa in sicurezza fu solo successiva”: parlano i funzionari dell’ex Provincia

 
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Gela. Non sarebbero stati rispettati i termini previsti dalla legge per l’avvio delle procedure di messa in sicurezza, dopo che venne accertato il superamento della soglia limite di metalli pesanti.


I campionamenti nelle vasche. Una serie di campionamenti vennero effettuati all’interno della discarica Timpazzo e alle accuse deve rispondere l’attuale commissario liquidatore dell’Ato Cl2 Giuseppe Panebianco. Le contestazioni mosse dai magistrati della procura traggono spunto da sopralluoghi condotti dai tecnici dell’ex Provincia di Caltanissetta. Funzionari che sono stati sentiti in aula, davanti al giudice Ersilia Guzzetta. In realtà, però, almeno da quanto emerso nel corso dell’esame, le operazioni di messa in sicurezza vennero comunque avviate dopo alcune settimane, come indicato da una nota inviata dai tecnici dell’Ato a quelli di Arpa. Per la difesa, sostenuta in aula dagli avvocati Maria Licata e Agatino Cariola, la competenza ad avviare le procedure di messa in sicurezza non sarebbe mai spettata a Panebianco quanto, piuttosto, al direttore tecnico del sito di Timpazzo. I sopralluoghi scattarono nell’area delle due vasche di conferimento dei rifiuti, collocate all’interno del perimetro della discarica.

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