I veneto-romani si ritirano ma sul Gela non è mai stata detta tutta la verità

 
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Giorgio De Conti

Gela. Toccata e fuga. Senza tanti preamboli e spiegazioni. La cordata veneto-romana si è dissolta come neve al sole dopo aver annunciato l’interesse di acquisire il Gela. Per comunicare il suo dietro front ha scelto un modo inusuale, ovvero attraverso la dirigenza biancazzurra. Ed anche su questo argomento alcune cose non tornano. I comunicati, con cadenza settimanale, a volte quasi quotidiana, sono firmati in calce dalla “dirigenza del Gela calcio”.  Il presidente Angelo Mendola è dimissionario. Il vice presidente Fabio Fargetta, da noi contattato, ha ammesso di non saperne nulla. “Sono a Trieste per motivi di lavoro personali”, si è limitato a dire. Ed allora chi ha scritto l’ennesimo comunicato?

Appare strano che una cordata che appena due settimana fa ha lasciato Gela con sorrisi e strette di mano faccia subito un passo indietro. L’interesse era reale? Davanti a progetti di grande respiro anche occupazionali ed economici (centri commerciali, attività di marketing), ci si ritira perché lo stadio Presti non è ancora pronto. Vero, verissimo. Lo stadio è ancora chiuso. L’assessore Mauro, che da giorni fa la spola tra Gela e Caltanissetta, ha detto che in ogni caso curva e gradinata sono agibili e su tribuna e manto erboso l’iter può essere concluso prima dell’avvio della prossima stagione agonistica.

“La cordata, rappresentata da De Conti – si legge nel comunicato – ha dichiarato di non essere più attratta da una città che, con enorme ambiguità, continua a non dare certezza in merito all’agibilità dell’impianto sportivo”.

Non convincono le tempistiche fornite da sindaco e assessore. Ed allora punto e accapo. Via i veneto-romani, dimissionari i Mendola. Nessuna novità potremmo aggiungere rispetto al passato. Anzi, a volere riflettere, una novità c’è. Il tempo. E’ sempre meno per risolvere la questione. Serve però chiarezza e non comunicati a iosa. I tifosi sui social si sono scatenati contro la dirigenza, accusandola di cercare alibi. Sia chiaro che il Comune non è esente da colpe (ad esempio mai una parola spesa dall’assessore Valentino Granvillano, che teoricamente possiede anche la delega allo sport) ma il sospetto che dietro tutta questa vicenda ci sia altro appare fondato. I tifosi sono stanchi. Non sono contro questa dirigenza ma chiedono certezze. Dentro o fuori insomma. Il 2011 ha insegnato tanto e nessuno lo ha dimenticato.

 

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