Estorsioni alla Sicilsaldo: Parla ex esponente di Cosa nostra catanese

 
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Catania. Un sistema per imporre la presunta messa a posto all’imprenditore Angelo Brunetti: lo ha descritto il collaboratore di giustizia Giuseppe Mirabile davanti ai giudici della corte d’assise d’appello di Catania.

E’ quasi alle battute finali, infatti, il dibattimento che vede alla sbarra il gotha di cosa nostra etnea. La Sicilsaldo dell’imprenditore Brunetti è stata appaltatrice d’importanti lavori nell’area catanese, dall’acquedotto di Ramacca alla rete del metano per conto dell’amministrazione comunale di Palagonia.
“I lavori per la costruzione della rete del metano – ha ammesso il collaboratore di giustizia – presero il via quando l’organizzazione era capeggiata dal nostro gruppo. Ricordo bene che imponemmo le forniture di cemento e d’inerti. Inoltre, i subappalti dovevano essere assegnati alle imprese di Franco Costanzo e Pasquale Oliva, due imprenditori vicini alle famiglie”.
Il collaboratore, facendo riferimento alle presunte imposizioni ai danni di Angelo Brunetti, ha aggiunto altri particolari rispondendo alle domande formulate dal procuratore generale Gaetano Siscaro.
“Per lavorare – ha ammesso Mirabile – l’impresa doveva assicurare una commissione del due percento. Era quanto dovuto per assecondare le nostre richieste ed evitare danneggiamenti nei cantieri già avviati”.
I lavori svolti dalla Sicilsaldo nella zona dell’entroterra catanese, fin dal 1999, sono al centro di un altro filone processuale scattato dalla maxi inchiesta antimafia “Iblis” e che, allo stato attuale, si sta celebrando davanti ai giudici della corte d’assise di Catania.

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