Fabbrica Eni: lavoratori del diretto, “troppi impianti vetusti”. Persi 20 milioni

 
0

Gela. Perdite per venti milioni di euro in appena due mesi: il nuovo anno della fabbrica Eni si apre sotto auspici tutt’altro che rosei. Un deficit di bilancio, da aggiungere a quello da 214 milioni del 2011, che preoccupa: al punto da essere emerso nel corso del primo consiglio di fabbrica convocato dalle sigle sindacali del diretto.

Un incontro, urgente, fissato per analizzare le emergenze, con in testa il blocco del porto isola dopo la rinuncia al servizio di rimorchiatori da parte dei dirigenti della società Siciliana salvataggi. “Il nuovo anno – dice il segretario della Uilcem Silvio Ruggeri – inizia veramente male. Diversi fattori, compresa la vicenda del porto isola, stanno contribuendo a creare difficoltà non previste”. Lo stop all’arrivo delle navi cisterna, impossibilitate ad attraccare in assenza dei rimorchiatori, pone molti interrogativi sulle mosse da mettere in campo in vista dei prossimi mesi. La preoccupazione dei lavoratori, intanto, emerge con molta evidenza. “L’azienda – ammettono alcuni dei presenti – ha scelto di bloccare due linee di produzione e metterci in cassa integrazione per risparmiare. Allora, come si spiegano queste nuove perdite di bilancio?”.

Incertezze che hanno contribuito a scaldare gli animi anche nel confronto fra i segretari Silvio Ruggeri, Alessandro Piva e Francesco Emiliani e i loro delegati in fabbrica.
“Ma di cosa stiamo parlando? – esordisce l’rsu Gino Morteo – i dirigenti ci chiedono maggiore produttività. Intanto, la gente continua ad essere messa in cassa integrazione e, solo per fare un esempio, gli operatori del cocking 2, nell’ultimo mese, hanno effettuato circa novecento ore di straordinario. Lavoriamo con impianti vetusti. Stanno cadendo a pezzi. Come dovremmo competere con altri siti industriali? Perché è stato tagliato l’investimento sullo steam reforming per la produzione d’idrogeno?”.
Interrogativi che cadono in una fase di forte preoccupazione. “Purtroppo – aggiunge il segretario della Filctem Alessandro Piva – queste perdite dipendono anche da fattori esterni. L’impianto cocking 2 non si ferma da sette anni perché non riusciamo a far arrivare i componenti che dovrebbero sostituire quelli ormai vecchi. Le camere, senza un porto idoneo, non potranno mai arrivare”.
Nonostante la tensione, i tre segretari sono convinti che le promesse giunte dai dirigenti di raffineria verranno rispettate, con il riavvio delle due linee attualmente ferme. “Le due linee – commenta il segretario della Femca Francesco Emiliani – dovranno ripartire. Attenzione, però, a non sottovalutare le prescrizioni dettate nell’autorizzazione integrata ambientale”. Intanto, le commissioni che avrebbero dovuto vigilare sullo stato degli impianti attualmente fermi non si sono mai formate.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here