Morì schiacciato da un tubo, donato un’ora dello stipendio alla famiglia Romano

 
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Gela. Sono trascorsi quasi due mesi dalla tragica morte dell’operaio trentenne Gianfranco Romano che, a fine novembre, venne travolto da un enorme tubo staccatosi all’interno del cantiere per la sostituzione della linea p2 della raffineria Eni.

Quei fatti, però, hanno lasciato il segno soprattutto fra i lavoratori dell’indotto. Così, una parte delle loro retribuzioni verrà destinata alla famiglia del giovane che, strappato prematuramente alla vita, ha lasciato la moglie e le due piccole figlie. Sindacalisti ed operai delle aziende che lavorano per conto della multinazionale doneranno una parte delle loro buste paga.
Alla fine, ogni operaio dovrebbe garantire la retribuzione prevista per un’ora di lavoro. Soldi che saranno destinati alla famiglia: tracciando, così, una simbolica linea di raccordo fra gli ex colleghi e i parenti più stretti dell’operaio. Un messaggio che giunge direttamente dalla fabbrica trasformatasi in teatro della morte del giovane lavoratore.
L’iniziativa è stata elaborata già all’indomani del tragico incidente che non lasciò scampo a Gianfranco Romano, dipendente, solo da qualche mese, della società Cosmi Sud. L’operaio e i suoi colleghi erano impegnati nella zona della radice pontile: e, solo per una fatalità, la stessa fine di Romano non toccò ad altri colleghi.
Sulla dinamica dell’incidente e sulle condizioni di lavoro adottate proprio in quel cantiere è stata aperta un’inchiesta coordinata dai magistrati della procura diretti da Lucia Lotti. Il cantiere, intanto, rimane sigillato e sotto sequestro: in attesa di acquisire tutti quegli elementi che potrebbero fare ulteriore chiarezza su ciò che accadde la sera dello scorso 28 novembre.
Già a ventiquattr’ore di distanza da quei fatti, durante lo sciopero proclamato da sindacati e lavoratori: furono dure le accuse lanciate. Si condannavano le troppe ore di lavoro svolte in fabbrica e la carenza di misure di sicurezza, soprattutto in aree a rischio come quelle prossime al porto isola.
I magistrati che indagano sulle vicende legate alla morte di Gianfranco Romano hanno già emesso tre avvisi di garanzia nei confronti dei responsabili della stessa Cosmi Sud, della livornese Sertec e di Raffineria di Gela. Stando alle ricostruzioni, il tubo da circa otto tonnellate, privo di efficaci sostegni, si staccò travolgendo l’operaio e sfiorando altri suoi compagni di lavoro.

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