Il lavoro per conto del Comune in cambio dei tributi non pagati, la Corte dei Conti “stoppa” il baratto amministrativo

 
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Gela. Lavoro per conto del Comune in cambio della “sanatoria” sulle imposte non pagate. I tributi non pagati. Il sistema del baratto amministrativo potrebbe consentire di chiudere diverse posizioni debitorie, soprattutto a carico di famiglie che a causa delle difficoltà economiche non sono riuscite a pagare imposte comunali come la Tarsu sui rifiuti o l’Imu sugli immobili. Adesso, però, i componenti della commissione comunale affari generali stanno vagliando la possibilità di definire un regolamento, dopo le proposte arrivate sia dal consigliere comunale del Megafono Giuseppe Guastella, peraltro presidente della commissione, e dalla stessa amministrazione comunale. Il baratto amministrativo, però, rischia di creare conseguenze che la Corte dei Conti, con una recente decisione, ha già messo in luce. In sostanza, come confermato dai componenti della commissione affari generali, questo sistema non può essere applicato a debiti pregressi maturati nei confronti delle casse dell’ente e, inoltre, la prestazione lavorativa resa dal debitore deve comunque essere della stessa tipologia dell’imposta non pagata. Ovvero, non si potrà sanare l’Imu ancora pedente con lavori di manutenzione del verde pubblico. Due principi indicati dai magistrati contabili in una recente sentenza emessa dalla sezione emiliana della Corte dei Conti. A questo punto, il presidente Giuseppe Guastella e gli altri componenti Giovanni Panebianco, Carmelo Casano, Francesca Caruso e Sara Cavallo dovranno valutare le possibili soluzioni normative da introdurre. 

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