Il rogo nell’area archeologica di Caposoprano, la giunta vuole riconvertire l’ex opificio: il percorso non sarà breve

 
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Gela. Il vasto rogo che, domenica, è arrivato a lambire

l’area archeologica di Caposoprano ha fatto riaccendere le luci su una zona, quella a ridosso delle mura Timoleontee, da anni all’abbandono.

L’acquisizione dell’ex opificio. Sterpaglie, mini discariche abusive e il rudere dell’ex opificio Marletta, sempre a rischio. Da tempo, l’amministrazione comunale pensa ad un progetto che possa passare proprio dalla rinascita dell’ex struttura produttiva. L’ex opificio fa parte del patrimonio immobiliare di Unicredit e, quindi, il primo fondamentale snodo a Palazzo di Città sarebbe quello di riacquisire la proprietà della struttura. Una procedura non certo semplice. I contatti tra l’amministrazione comunale e i funzionari dell’istituto bancario proseguono da tempo, ma al momento non si è arrivati ad un’intesa definitiva. “Abbiamo già comunicato l’intenzione di voler esercitare il diritto di prelazione – dice l’assessore Francesco Salinitro – al momento, però, non abbiamo ricevuto riscontri definitivi”. Negli scorsi mesi, era spuntata anche l’offerta di un privato, che sarebbe stato pronto a rilevare la proprietà dell’ex opificio di Caposoprano. Proprio Salinitro, in più occasioni, non ha nascosto l’intenzione di voler riconvertire l’ex struttura produttiva in centro culturale da aprire alla città, una testimonianza di archeologia industriale, da sottrarre ad eventuali nuovi progetti di speculazione edilizia. La riconversione di quell’area, sempre a rischio incendi, non sarà comunque un processo di rapida concretizzazione. “Purtroppo – conclude Salinitro – fino a quando ci sarà qualcuno pronto ad appiccare il fuoco, senza pensare alle conseguenze, tutto diventa ancora più difficile”.  

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