“L’indotto è impiccato”, manichini ai presidi: l’Ugl contro la “triade” sindacale

 
0

Gela. Le parti di una trattativa mai così delicata sono, al momento, decisamente distanti. Intanto, ai presidi organizzati dai lavoratori del diretto e dell’indotto di raffineria e da quelli del sito Enimed, la delusione monta davanti a ventidue giorni di protesta che, almeno fino ad ora, non hanno sortito troppi effetti.

Lungo il ponte che sovrasta uno dei presidi, sono stati calati due manichini impiccati. “Chi rappresentano? – spiegano i lavoratori in sciopero – sono l’esempio di ciò che potrebbe accadere a molti operai, principalmente dell’indotto, davanti ad un fallimento della protesta e, quindi, al passaggio definitivo del piano di ridimensionamento proposto dai manager di Eni. Impiccati e senza molte possibilità di riuscita”.
In attesa della mobilitazione generale della città convocata per lunedì 28 luglio e di quella nazionale fissata a Roma per il giorno successivo, la partita inizia a diventare più strettamente sindacale. Aumenta la tensione, anche se sotto traccia, tra i rappresentanti della triade di Cgil, Cisl e Uil e quelli dell’Ugl. Quest’ultimi denunciano un tentativo di marginalizzarli dalla protesta. “Tutto questo – spiega il sindacalista dei metalmeccanici Ugl Francesco Cacici – fa solo male alla protesta. Non è bello, dopo giorni passati sotto il sole e notti trascorse ai presidi, vedere le nostre bandiere sindacali collocate sui tralicci dell’energia elettrica o sbattute in terra. In ogni caso, noi parteciperemo al corteo del 28 luglio e non ci faremo intimidire da nessuno”.
Il clima, da diversi giorni, non è dei migliori nei rapporti tra le quattro sigle sindacali impegnate nella protesta. “Che si sappia – continua Cacici – tutto questo fa male solo a noi stessi e va a vantaggio di chi vuole ridimensionare la fabbrica”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here